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53° Elefantentreffen 2009 - Il "MIO" Elefantentreffen
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6939995 Inviato: 10 Feb 2009 0:48
Oggetto: 53° Elefantentreffen 2009 - Il "MIO" Elefantentreffen
 

Eccoci qua.
Ce n'è voluto per riordinare le idee.

Prima di cominciare, una nota visto che mi conosco bene: so di sembrare prolisso ma questo è il resoconto completo della mia esperienza. Io non riesco ad essere succinto e limitarmi a dire "bello, meraviglioso... bla bla" e mettere quattro foto e stop. Questo deriva dal fatto che per me il punto focale non è quasi mai necessariamente la mèta, bensì il viaggio che mi conduce ad essa, con tutto ciò che è ad esso legato: i paesaggi, le persone, le situazioni...
Vorrei inoltre che il racconto che segue, oltre che report potesse servire da spunto per chi avesse intenzione di affrontare l'Elefantentreffen per la prima volta, così come ho fatto io. Quindi:
"astenersi perditempo..." vabbè, intendevo: armatevi di santa pazienza per leggerlo tutto (vi servirà).

LA PREMESSA

La storia (o meglio il desiderio) del mio Elefantentreffen inizia verso la metà degli anni '70, quando le allora poche riviste di motociclismo riportavano abbastanza sommariamente cronache di gesta eroiche, quasi epiche, di pazzi uomini che si riunivano in assurde ed improbabili congregazioni in altrettanti assurdi ed improbabili posti. Quei racconti, accompagnati da poche ma emblematiche fotografie, suscitavano in me l'incosciente desiderio di adolescente di far parte di queste congregazioni ed assurgere al Gotha di questi uomini leggendari. Leggere i resoconti, a volte anche un po' romanzati dai redattori, mi faceva venire la pelle d'oca, e faceva montare in me il desiderio di farlo, di esserci. Per inciso oggi quegli uomini leggendari non esistono più, si dispone di tecnologie e materiali che credo permettano a chiunque (o quasi) di fare molte di quelle cose che altrimenti sarebbero riservate a pochi (insomma per molti, ma non per tutti).

Col trascorrere degli anni questo desiderio ha seguito il classico andamento bioritmico, perdendo od acquistando di interesse nelle mie fantasie, soprattutto perchè, maturando e macinando chilometri, la parte più razionale di me mi spingeva a voler affrontare questa esperienza nel modo migliore ed il più appagante possibile.
Nella mia lunga (trentennale) carriera motociclistica ho avuto modo di girare molto e di togliermi discrete soddisfazioni raggiungendo diversi degli obiettivi che mi sono prefissato, alcuni a portata di mano, altri meno, coniugando al piacere di andare in moto il desiderio di conoscenza di culture diverse ma soprattutto di paesaggi ed architetture differenti. Ho percorso, senza rendermene conto, oltre 700 mila chilometri viaggiando in lungo e in largo per quasi tutta l'Europa continentale, sono stato in Turchia e in Grecia, senza contare Capo Nord e il Nord Africa (la mia primissima esperienza all'estero in assoluto), tutti (tranne la Grecia e l'Africa) in solitaria. Così, vuoi o non vuoi, dall'inizio delle mie fantasticherie sono trascorsi quasi trentacinque anni, durante i quali le vicende della vita mi hanno sempre tenuto a distanza da questo evento, sempre quasi a portata di mano, ma mai abbastanza vicino da poter arrivare a toccarlo. Poi qualche tempo fa, un immprovviso stravolgimento negativo della mia vita mi ha paradossalmente spianato la strada verso il raggiungimento della tanto agognata meta. Potevo finalmente (così come un credente di fede musulmana fa almeno una volta nella vita recandosi in pellegrinaggio alla Mecca) coronare il sogno: partecipare all'Elefantentreffen.
Giungiamo quindi a dicembre scorso quando un giorno decido: "ora o mai più". Da quell'istante in poi ogni mio pensiero è rivolto solo a quello: organizzare il "mio" Elefantentreffen. Lo faccio (a parte i pochi post sul forum) il più possibile in gran segreto, quasi a voler esorcizzare e tener lontani eventuali colpi di sfortuna, per evitare anche i classici commenti di chi ti dice "ma che sei pazzo?" "non ce la puoi fare" "e poi che ci vuoi andare con la tua moto?" e le mille domande alle quali non vuoi o più semplicemente non sai dare risposta, perchè comunque si tratta di un'esperienza del tutto nuova e sconosciuta.
Così do inizio ad un lavoro di attenta documentazione, leggendo report e resoconti, vagliando consigli, studiando foto, imparando a memoria la strada, tenendo 24 ore su 24 aperte le pagine di siti web con le webcam presenti nella zona e presenti sulle autostrade italiane austriache e tedesche nonchè di siti meteo; sembro una formica impazzita, visito tutti i fornitori specializzati che sono miei amici e chiedo consigli e acquisto quel che mi occorre; forse potrei sembrare al limite della paranoia, ma voglio che la riuscita sia, se non perfetta, almeno garantita al massimo della sicurezza e del comfort; non mi posso permettere un fallimento, ne' tantomeno di aspettare un altro anno.
 
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6940132 Inviato: 10 Feb 2009 2:20
Oggetto: 53° Elefantentreffen 2009 - Il "MIO" Elefantentreffen
 


LA PREPARAZIONE AL VIAGGIO E AL RADUNO

La moto.

Attualmente possiedo una Kawasaki 636 del 2003 che sulle spalle ha solo 23000 Km (era affiancata da un'altra Ninja 600, trasformata in naked, che usavo come moto di tutti i giorni - purtroppo recentemente disintegrata in un incidente - che sarebbe stata ideale come "vittima sacrificale" per il "rito di iniziazione"), la scelta quindi è stata ovvia, non avevo comunque il tempo per procedere con una soluzione che mi frullava per la testa, ovvero l'acquisto all'est di una moto con sidecar da revisionare con cura e da destinare unicamente ad un certo (ovvio) tipo di uso. Il fatto che la mia moto avesse così pochi chilometri mi ha confortato parecchio perchè essendo tagliandatissima, gommatissima ed in piena efficienza sarebbe stata quindi (come è stato) in grado di affrontare in tutta tranquillità i chilometri del viaggio (e qualche strapazzo). Per inciso non mi ha mai sfiorato nemmeno l'idea di portarla giù nella buca, quindi motivi per non usarla non esistevano, da qui le conclusioni sono state ovvie. In più sono partito da una considerazione che mi preme sottolineare: le moto sono progettate e realizzate per essere utilizzate in diverse condizioni atmosferiche, pioggia battente compresa, quindi trovo del tutto ingiustificate certe paranoie (a meno che non si guidi quello che dalle mie parti si chiama "un secchio de bulloni..."), quindi la mia lunga (e forse anche fortunata) esperienza in ambito motociclistico mi fa affermare: moto "fresca" e ben tenuta = assai scarsa, se non nulla, probabilità di guasti o problemi.

Gli interventi.

Hanno interessato la batteria (foderata con neoprene alluminato per farle sopportare le escursioni termiche delle gelide notti - questo è un elemento fondamentale, perchè su una moto ad iniezione elettronica se si scende al di sotto di un certo voltaggio la centralina non funziona e la moto non parte assolutamente a spinta)

e su alcuni componenti dell'impianto elettrico come i comandi (smontati puliti e protetti da apposito spray); ho realizzato una piccola modifica per portare all'esterno i morsetti della batteria (just in case...); un tagliando e controllo generale comprendente la sostituzione dell'olio con uno a gradazione 5 W 40, la sostituzione delle candele e dei filtri; la regolazione delle sospensioni (apertura dei registri per aver maggior comfort e maggiore scorrevolezza); il controllo del serraggio della bulloneria del motore e del telaio, controllo tensione della catena di distribuzione, regolazione della frizione, tensione ed ingrassaggio accuratissimo della catena di trasmissione, controllo freni, sostituzione del liquido di raffreddamento; il trattamento con spray siliconico e con il WD40 per proteggere alcune parti della moto dall'aggressione del sale.
Durante il mese di gennaio poi, mi sono sbattuto pensando a soluzioni per avere la massima sicurezza di guida in caso di neve o ghiaccio, quindi a parte montare i tamponi laterali (che comunque non guastano mai), sono andato in giro in caccia di catene da neve (rivelatesi improponibili a causa degli esigui spazi a disposizione) finendo per acquistare poi della calze da neve per auto che ho profondamente modificato per adattarle all'uso su una moto (per inciso sono partite stivate nella borsa laterale destra e da li non sono uscite fino al rientro a Roma, ma questo è dovuto principalmente ad una certa clemenza del tempo); avevo poi studiato e realizzato un sistema per applicare degli stabilizzatori laterali (sci o rotelle, a scelta) in previsione di un utilizzo più estremo, ma che poi non ho utilizzato per varie implicazioni che non sto qui a spiegare.

Il motociclista.

Il motociclista sono io (ma va! che scoperta!), frozenfrog, iscritto da pochi mesi al Ting'Avert, emerito membro del C.C.G. (Club Chiappe Gelate) al secolo Alessio, 48 anni, 1 mt e 80 per 50 Kg (un fuscello...), poca ciccia a protezione, ed altrettanto poca massa muscolare, parecchi acciacchi, ma una certa resistenza che è retaggio dei lunghi anni passati a praticare ciclismo, sci, alpinismo... Se, come ho detto, in trent'anni di moto sono riuscito a sciropparmi oltre 700mila km (malgrado alcuni problemi fisici non da poco), un motivo ci sarà... La preparazione fisica preventiva quindi... direi vicina allo zero assoluto (non amo andare a sudare in palestra, tanto per intenderci). Una alimentazione controllata durante il viaggio (solo durante...). Aggiungiamo una certa tenacia, forza di volontà assieme ad un certo equilibro di mente e spirito (elementi di cui ho fatto una filosofia di vita), agli ingredienti ed otteniamo il giusto mix.

L'attrezzatura.

Quello in cui ho cercato di porre una certa cura, come accennavo sopra, è stato la scelta dei componenti che mi avrebbero permesso di vivere questa per certi versi disagevole avventura nel miglior modo possibile senza patire eccessivamente i rigori dell'inverno e della vita all'aperto. Quindi per l'abbigliamento mi sono orientato verso qualcosa di consono (comunque ancora migliorabile), composto di capi tecnici degni di tale nome; quindi sottoabbigliamento termico wind stopper (maglia, pantalone, calze e copricalze Tucano Urbano, Bikers, X-socks), in aggiunta intimo in cotone (tutto doppio: maglietta e mutande e ben 4 paia di calzini di ricambio); giacca M-Tech e pantaloni Spidi Ergo con membrane termiche ed impermeabili, stivali Oxtar con membrana in Gore-Tex, due paia di guanti invernali Spidi, sottocasco, bandana più qualche amenità, completo antipioggia; ho evitato accuratamente soluzioni "alternative" tipo mutandoni della nonna e similari, perchè sono fermamente contrario all'improvvisazione (quella andava bene trent'anni fa quando c'era ben poco da scegliere, e può andar bene adesso in casi di estrema emergenza durante un viaggio ad esempio, ma non va bene in fase di pianificazione), non sono contrario invece alla sperimentazione visto che abbiamo a disposizione materiali che fino a qualche anno fa nemmeno ci saremmo sognati, non vedo quindi perchè non pretendere il meglio.
Una cosa su cui avrei potuto forse porre maggiore attenzione (e sulla quale mi tocca fare il mea culpa) è stata la scelta del casco: dei molti che possiedo ho scelto d'istinto, privilegiando un casco della FM che è (o meglio era, perchè ha subito ogni tipo di ingiuria e, a meno di un restauro, finirà in bacheca con quelli dismessi) più adatto alle gite domenicali, piuttosto che un Arai o meglio ancora un Nolan o un AGV che per la mia testa sono assai più confortevoli e quindi più adatti ad un uso turistico prolungato. Comunque ha fatto il suo dovere (anche se mi sarei potuto risparmiare qualche fastidiuccio...).
Per la moto ho provveduto al montaggio di paramani TucanoUrbano (un must-have se si vuole arrivare con tutte le falangi attaccate...); l'applicazione dei supporti di fissaggio per il GPS (peraltro mai montato), per il Telepass e per la on-board camera.
Per le borse mi sono affidato all'accoppiamento di due diversi set GiVi (serbatoio+laterali) che ho pescato fra i vari che possiedo (la ridondanza viene naturalmente, seguendo il filo logico di un continuo aggiornamento dell'attrezzatura che mi permette di attingere quindi da un buon campionario di componenti) e che si rivelerà fondamentale per la partenza a causa della rottura improvvisa, la mattina della partenza, di una di queste borse; rottura che mi avrebbe costretto ad una affannosa corsa ad acquistarne una nuova (con conseguente grande ritardo sulla tabella di marcia) o peggio, non trovando magari soluzioni alternative, mi avrebbe costretto alla rinuncia (e non ci voglio nemmeno pensare...).
Per il campeggio, materassino autogonfiante e cuscinetto, fornello a gas, stoviglieria e posateria ad hoc, thermos, e grazie ad un amico fornitore che mi ha supportato per anni nelle mie avventure alpinistiche, ho scelto una buona tenda nuova (era ora che me la ricomprassi) ed un ottimo sacco a pelo invernale (che mi mancava) in grado di reggere fino a temperature di -32° C.
Poi ci sono le calze da neve da auto modificate ed adattate, il telo coprimoto, 2 paia di guanti da lavoro, guanti in nitrile (quelli blu, per intenderci, perchè quelli in lattice non li sopporto), cavi per la batteria, corda per il traino, una busta di fascette a strappo, filo di ferro, spago, cinghie fermacarico e corde elastiche varie, nastri vari (isolante, americano, d'alluminio), bombolette di grasso per catena e WD40, alcuni stracci puliti, fazzolettini di carta, fazzoletti imbevuti, mini bomoletta spray per la visiera del casco (si rivelerà utilissima), kit di primo soccorso (che per inciso è obbligatorio anche a bordo delle moto, soprattutto in Austria, oltre ad essere un accessorio che il buon senso rende indispensabile), tanica ripiegabile, pochi ricambi strettamente indispensabili (lampadine, fusibili e candele di ricambio), un set di ferri riveduto e corretto hanno costituito l'equipaggiamento d'emergenza.
Per la parte elettronica: telepass, palmare con GPS(*) (anche se si va in un paese civilizzato, non si sa mai), fotocamera, on-board camera, oltre a due telefoni cellulari (il tutto con schede di memoria aggiuntive e batterie cariche e ove possibile di ricambio).
Tutto questo è stato accuratamente stivato nelle varie borse (ponendo gli oggetti più utili nella parte anteriore-superiore delle laterali, e quelli di uso immediato nella borsa da serbatoio).

* * * * *

(*)Nota sul GPS: come ho scritto in altri topic, io sono fondamentalmente contrario, lo trovo motivo di pericolosa distrazione, in più essendo un motociclista vecchia maniera, prediligo le carte stradali e mi studio i percorsi prima (oltre a possedere un po' di senso dell'orientamento), il GPS lo trovo comodo solo per la rapidità di consultazione e per le informazioni aggiuntive (se ben programmato) che può fornire.
 
6940133
6940133 Inviato: 10 Feb 2009 2:23
Oggetto: 53° Elefantentreffen 2009 - Il "MIO" Elefantentreffen
 


IL VIAGGIO

Giovedi 29 gennaio - Giorno 1 - La partenza e la prima tappa.

Dopo aver trascorso i due giorni e le due notti precedenti in agitazione (mi succede spesso da lungo tempo, anche quando vado soltanto in ferie), dormo serenamente e mi alzo presto per gli ultimi preparativi. Dopo giorni di maltempo la mattinata inizia con un bel cielo, foriero di cose positive.

Mi appresto alla disposizione delle borse e del carico sulla moto, però mi prende subito quella che chiamo "la sindrome dello sposo" che mi fa cominciare a pensare: "ma chi me lo fa fare...", "ma mica mi pagano..." (anzi, ho pagato io e pure parecchio, anche se alla fine i conti non li faccio mai perchè non si può ricondurre il tutto ad un mero valore monetario - certe cose non hanno prezzo), insomma sto lì lì per rinunciare, poi succede il patatrac; si rompe la famigerata borsa e per qualche minuto, dopo le imprecazioni di rito, rimango inebetito a fissare la moto dentro al box domandandomi che cosa sia giusto fare, poi mi risveglio dal rimbambimento e, chiuso il box, corro a casa a prendere l'altro set di borse (che era dell'altra moto) e torno giù per effettuare il "travaso" di tutto quanto era stato amorevolmente messo dentro. Cerco di farlo in fretta ma, malgrado queste borse siano leggermente più grandi sembra non entrarci tutto (è vero che sono estensibili e possono raddoppiare la capienza, ma io sono una "capa tosta" e non voglio avvalermi di questa possibilità) così rinuncio a portare con me alcune cose come la corda di traino, le bombolette spray, la catena con il lucchettone (ci tengo a tornare a casa con la moto e non a piedi, non si sa mai...) che sostituisco con un set più piccolo, ed alcuni altri ammennicoli. Tutta l'operazione mi porta via circa due ore, compreso il fissaggio; ora sono veramente pronto.

Risalgo a casa per fare colazione, darmi una "rinfrescata" (sudata da tensione nervosa...) e preparami il thermos di thè bollente ed i cornetti con la marmellata che mi accompagnano in ogni mio viaggio. Come un moderno cavaliere procedo con calma, come faccio sempre, al rito della vestizione, questo mi aiuta a riportare lo stato d'animo a livelli consoni. Così, qualche minuto dopo le dieci, indossati casco e guanti, salita la rampa del box, sono sulla strada, "on the road again", in movimento verso la nuova avventura.
A questo punto si impone una andatura diversa ed una tabella di marcia mentalmente rivista e più rigorosa. Devo percorrere, in tempi umani, i circa 800 Km che mi separano da Innsbruck dove ci sono degli amici che mi aspettano nel pomeriggio e che mi hanno trovato una sistemazione per trascorrere la notte della prima tappa; non li avverto subito del ritardo per non metterli troppo in agitazione, vedrò durante il viaggio se riuscirò a recuperare un pochino. Il traffico è normale, interrotto da alcuni cantieri per lavori, soprattutto nel tratto appenninico, ed abbastanza "popolato" di TIR che in alcuni casi si sorpassano tra di loro provocando lunghi rallentamenti. L'autostrada, scorre sotto le ruote come tante altre volte, mi fermo solo per le operazioni di rito (rifornimenti della moto e miei, funzioni fisiologiche comprese). I motociclisti che incontro sono pochissimi, si contano sulle dita di una mano. Di certo il tempo non è dalla mia parte, ma faccio del mio meglio per non accumulare maggiore ritardo; il fatto è che la mia moto non è molto parca nei consumi, il che mi costringe comunque mediamente ogni 200 Km ad uno "scalo tecnico" oltre che fisicamente necessario se non voglio arrivare a destinazione con qualche parte del corpo addormentata o dolente. Tutto questo mi porta ad arrivare a Bolzano verso le 18.00, lì incontro ad un distributore un ragazzo di Roma che con la sua BMW sta andando a Vipiteno dove si fermerà per la notte; chiacchieriamo qualche minuto durante il rifornimento e decidiamo di fare un tratto di strada insieme, a Vipiteno ci salutiamo ed io mi appresto a percorrere l'ultimo tratto della mia prima tappa. E' buio pesto e comicia a fare veramente freddo; man mano che mi avvicino al valico del Brennero la situazione peggiora, nevischia e quando arrivo all'Europabrucke tutto si presenta un po' più difficile del previsto: col calar della notte le temperature sono precipitate. In più il gentile addetto al pedaggio, in un gustosissimo miscuglio di tedesco, inglese e italiano mi avverte che la zona è ricca di umidità, quindi incontrerò nebbia e mi ammonisce sul fatto che la strada è scivolosa a causa di gelate improvvise, poi in una frase una parola suona un campanellino nella mia mente: schneefall (nevicata), vuol dire che c'è la grossa probabilità che incontri anche una nevicata improvvisa. Bene, penso dentro di me, tanto per non farsi mancare niente... Ringrazio e riparto, ormai sono a non molti chilometri dalla mia prima destinazione per cui, in un modo o nell'altro, arriverò. Cerco di capire subito quale possa essere il limite al quale posso tenermi, ma mi rendo ben presto conto che non c'è molto da stare allegri: c'è la strada viscida, che non permette il classico "rush finale"; ci sono la nebbia e la nuvola di fanghiglia e sale sollevata dai TIR, e da auto che vanno al doppio della mia velocità, che rendono la visibilità decisamente precaria; a questo punto scelgo un bel TIR e mi ci accodo. Mi porterà quasi fino a destinazione a 80 all'ora scarsi. Così alle 19.00 sono ad Innsbruck, in città c'è neve ma le strade sono pulite. Contatto i miei amici che mi vengono a prendere e mi accompagnano in un albergo (molto carino) e finalmente, circa 40 minuti dopo, sono al calduccio nella mia stanza e la mia moto, completamente carica, è chiusa nel garage sotterraneo. Anche se l'entusiasmo di rivederci è stato tanto i miei amici non mi abbracciano (non subito almeno) e non capisco perchè, poi mi capita di guardarmi in uno specchio e mi scappa un sorriso, perchè capisco improvvisamente anche gli sguardi tra l'attonito, il divertito ed il compassionevole dell'addetto alla reception oltre che l'apparente eccessiva formalità dei miei amici: non avevo prestato attenzione al banalissimo fatto che sono bicolore, nero dietro (il colore del mio abigliamento) e di un colore indefinibile davanti (un color caffellatte direi, duvuto alla patina di sale e fanghiglia), insomma un biscotto Ringo, ma senza la crema in mezzo. Comunque, saliti in camera, mentre pulisco abbigliamento e casco e mi appresto a concedermi una doccia calda (che durerà più di mezz'ora, come mia consuetudine) scambio un po' di chiacchiere con loro, che mi fanno un sacco di domande, non riescono ad aspettare fino all'ora di cena (lui è romano, trasferito da alcuni mesi per amore e lavoro, lei austriaca). Quando sono ben ripulito e tornato ad uno stato decente andiamo a cena, che trascorre piacevolmente, poi ci congediamo salutandoci e dandoci appuntamento a presto, io vado a dormire, perchè la stanchezza si fa sentire e domani mattina mi aspettano gli ultimi poco più di 340 Km che mi separano da Solla.

Venerdi 30 gennaio - Giorno 2 - La seconda tappa e l'arrivo.

Sono le 6.00 quando mi sveglio la prima volta, come si dice dalle mie parti ho fatto "un cratere" nel letto, tanto ho dormito profondamente, alzo la serranda ed ho la prima sorpresa della mattina: sta nevicando.

Mmmh, spero non attacchi troppo, la rampa del garage dell'albergo è ripidina e la cosa mi mette un po' in ambascie, ma decido di non preoccuparmene troppo, eventualmente avrò occasione di testare le calze da neve. Scatto un paio di foto e qui la seconda sorpresa, mi sfugge di mano la fotocamera che cadendo a terra si rompe: imprecazioni, tentativo di "rianimazione" che va parzialmente a buon fine e rassegnazione a fare foto coi telefoni. Poi, visto che è presto mi rimetto a letto per godermi ancora un poco il tepore del piumino. Dopo due orette scarse, mi alzo, mi preparo
(parte del mio abbigliamento accuratamente ripulita la sera prima)

e scendo a fare una bella colazione e a pagare il conto e scopro di non avere con me gli occhiali da vista; dopo averli cercati, faccio mente locale e mi rendo conto di averli lasciati nel box, vicino agli oggetti a cui avevo rinunciato; sarà un problema perchè essendo ipermetrope, da vicino ormai ci vedo pochino. Unica nota positiva è che la nevicata, anche se intensa, deve essere stata brevissima perchè ci sono poce tracce.
A questo punto è necessario un piccolo inciso. Due giorni prima avevo mandato degli MP ad alcuni dei componenti del gruppo, che deve partire da Trento il venerdi mattina presto, chiedendo di potermi aggregare strada facendo, ma l'unico messaggio di risposta, piuttosto laconico mi dice che contano di essere dalle parti di Innsbruck intorno alle nove e che in caso ci vedremo a Solla (...?...). Io comunque sono pronto, aspetto (inutilmente fiducioso) una chiamata che invece non arriva, così verso le 9.45 un po' deluso e perplesso (mi sento un po' snobbato), mi appresto a partire, ma poi mi rinfranco, in fondo ho sempre viaggiato da solo e non sarà certo un piccolo empasse a fermarmi, come tantissime altre volte, viaggerò ed arriverò a destinazione da solo, anzi, questo renderà più piacevole il gusto della riuscita. A questo punto, visto che non ho legàmi di orario e che conosco bene la città (ci vengo puntualmente ogni estate da oltre 20 anni) mi dirigo verso un negozio, intenzionato a trovare una nuova fotocamera; fatto l'acquisto e ingannata l'attesa di circa un'ora necessaria per la carica della batteria (cosa che gentilmente la negoziante effettua per me), finalmente verso le 11.00 parto verso la meta. Imbocco l'autostrada e, malgrado il cielo coperto ed il freddo, mi gusto con occhi nuovi i panorami che in abito estivo conosco bene, ma che sono a me totalmente sconosciuti ammantati di bianco. La strada è abbastanza pulita, il traffico scarso, e posso andare ad una andatura sostenuta, con un occhio particolare ad alcune zone che so essere di norma facilmente sotto controllo. A metà strada verso Monaco mi rendo conto di avere poca benzina e mi fermo ad un distributore che con mia sorpresa è pieno di moto, soprattutto gruppi di italiani e di svizzeri; mentre rifornisco faccio quattro chiacchere un po' con tutti, soprattutto con alcuni di Roma e Acilia con i quali posso scambiare delle battute in dialetto. Quello che comincio a notare (e che mi inorgoglisce un po') è la curiosità di coloro che osservano la mia verdissima Ninja (beh non proprio più tanto verde...), sono sguardi sorpresi e compiaciuti ma mai di sufficienza; il bello è che, come so bene da lungo tempo, riemerge puntualmente quel sentimento di comunanza che aggrega come una calamita i mototuristi puri, quelli che portano dentro di se' quei sentimenti semplici di amore verso il proprio mezzo (qualunque esso sia) e di piacere per il viaggio e per i luoghi che si attraversano e che non ti guardano di traverso quando sei fermo di fianco a loro ad un semaforo e non cercano di risorpassarti se vai più veloce. So che la mia è una visione forse fin troppo romantica, ma non posso farci niente, certe sensazioni le vivo "a pelle".
Mi appresto a ripartire quando arrivano tre diverse BMW, scambio di saluti, si tratta di tre fratelli di Pescara che affrontano l'Elefanten uno per la terza volta, uno per la seconda e uno per la prima; una chiacchera tira l'altra, così mi offrono di andare insieme, con un solo appunto guardando la mia moto: "guarda che noi andiamo massimo a 110...". Li ringrazio ma declino l'offerta, anche perchè loro si fermeranno a Deggendorf per andare al raduno la mattina seguente, mentre io voglio arrivare nel pomeriggio e piantare la tenda. Saluti, strette di mano e via, il morale è decisamente risalito. Ad Irschenberg sono costretto a fermarmi di nuovo perchè improvvisamente la visiera pin-lock non fa più il suo dovere, mi si appanna e non vedo più niente e di viaggiare con uno spiraglio aperto non se ne parla nemmeno. Mi fermo in una splendida stazione di servizio, che ha dei bagni fantascientifici. Non che la cosa mi sorprenda più di tanto, sono abituato allo standard di qualità tedesco, ma questo li batte tutti: ingresso con tornello e ticket elettronico, marmi e piastrelle colorati, massima pulizia, profumati, acqua calda, distributori a sfioramento, musica elettronica-New Age di sottofondo... quasi quasi mi fermo qui a dormire...!
(non so se la foto rende l'idea...)

Comunque, scacciati i pensieri sugli inevitabili paragoni, smonto la visiera e l'anti-fog, le lavo, le asciugo e le rimonto. Ne approfitto anche per andare a mangiare qualcosa, visto che sono a stomaco vuoto e qui, sorpresa sorpresa, trovo in vendita quegli occhiali a gradazione fissa che possono alleviare la mia vista talpesca sostituendo quelli dimenticati a Roma; tanto per non sbagliare ne compro due, voglio proprio vedere se adesso la situazione cambia. Riparto ancora più rinfrancato, ora ho deciso che mi fermerò solo per il prossimo rifornimento, "gas a manetta, Solla mi aspetta...".
Il tratto che percorro (circa 35 Km) del ring di Monaco è di una noia mortale, il traffico qui è intenso ma scorrevole, mi metto su una corsia con un occhio che va spesso allo specchio di sinistra; ogni tanto, malgrado vada discretamente forte, vengo sorpassato da qualche missile che mi svernicia letteralmente. Di tanto in tanto poi qualcuno mi si affianca e mi accompagna guardandomi e lanciandomi sorrisi che non posso ricambiare che con gli occhi, nascosto dietro casco e sottocasco. Alcuni ragazzini col naso quasi schiacciato sul finestrino mi guardano stupiti, forse ammirati (una moto è pur sempre una moto), mi lanciano sguardi, mi salutano con la mano ed uno molto piccolo mi lancia addirittura un bacio; ho un tuffo al cuore e vorrei che il suo papà si fermasse per permettermi di abbracciarlo e baciarlo per assorbire da lui un po' di quella innocenza che abbiamo perduto ma dovrebbe accompagnare ognuno di noi, ma non è possibile e mi limito a ricambiare con un gesto della mano mentre li guardo allontanarsi nel traffico.
La A92 da Monaco a Deggendorf è se possibile ancor più pallosa, e fredda. Si snoda in una pianura che è spazzata da venti gelidi in un panorama piatto, l'unica cosa degna di nota è che il manto stradale non è un granchè, tanto che ad un punto nella moto si innesca una oscillazione che mi fa ballonzolare l'avantreno e mi mette in apprensione inducendomi erroneamente a pensare che un cuscinetto della ruota mi abbia abbandonato. Mi porto rapidamente in corsia di emergenza e, mentre rallento, improvvisamente il problema scompare; sarà la bassa velocità? Mi fermo, scendo, afferro la ruota e la scuoto: è salda e a posto, sono perplesso. Ripartendo capisco che il problema è causato dalla pavimentazione che è costituita da sezioni accostate l'una all'altra e che sono deformate, così ogni volta che si passa sulla giunzione si sobbalza e se si moltiplica il tutto per ogni tot di metri ad una certa velocità il risultato è scontato. A questo punto non mi restano alternative: o procedere a velocità bassissima o sostenuta in corsia di marcia per evitare il fenomeno (cosa in caso assai poco pratica, e nell'altro del tutto impossibile) oppure (cosa che faccio) mettermi ad andare sempre in sorpasso; così facendo però consumo eccessivamente e mi ritrovo improvvisamente con la benzina agli sgoccioli in riserva piena. Il fatto è che su questo tratto le aree di servizio come le intendiamo noi sono praticamente inesistenti, bisogna uscire ad una delle molte cittadine sul percorso. Per risparmiare, mentre tengo i sensi in allerta per le indicazioni che mi servono (benza, benza, benza...) mi metto dietro ad un TIR con targa ungherese ben in scia in modo da farmi risucchiare e consumare ancora meno. So benissimo che questa è una pratica pericolosa e sconsigliata e che qualcuno storcerà il naso, perchè a nemmeno cinque metri, anche andando suppergiù a 80 all'ora in caso di frenata improvvisa mi ritroverei spiaccicato sul dietro del TIR a mo' di cartone animato (meglio prenderla a ridere...), ma così mi risparmio anche un po' di freddo, il che non guasta, e poi cerco di tenermi non al centro, ma il più possibile verso destra, in un punto dove il vortice non mi sballotti e che in caso mi permetta di tentare uno scarto di lato. Ho notato che su quel tratto molti altri motociclisti fanno la stessa cosa, soprattutto quelli dotati di mezzi meno potenti e scarsamente protettivi. Così arrivo a Dingolfing, sede delle fabbriche della BMW: sembra una di quelle città del far west nate dal nulla accanto alle miniere, ecco questo è l'effetto che fa. Fabbriche, fabbriche e ancora fabbriche, e poi case e centri abitati, tutto nel rigoroso ordine teutonico. Finalmente trovo una stazione di servizio; la stanchezza, il freddo e lo sbattimento di prima, che ha risvegliato un certo doloretto alla schiena, tendono ad avere il sopravvento sulle mie più bellicose intenzioni, sono quasi tentato di cercarmi un posto per la notte, sono le 16.00 e mi sto rompendo (in tutti i sensi), poi mi rendo conto che mancheranno più o meno una ottantina di chilometri, allora scatta la molla: "che cappero mi fermo a fare qui che sono quasi arrivato"? Riparto un po' più baldanzoso, col pieno di benzina stavolta non ce n'è per nessuno. Divoro il tratto di strada che porta a Iggenbach, mentre transito nei pressi di Deggendorf penso agli amici di Pescara che sono fermi là e mi domando: "ma che ce stanno a fa'? Solla è a uno sputo..." Bah, tiro dritto, vado talmente di corsa che quasi manco l'uscita, imbocco la strada per Schollnach - Zenting, passata la quale mi fermo per montare la on-board camera per documentare l'arrivo.

Mentre sono fermo passa in auto un simpatico signore che pensando non conosca la direzione mi gesticola da dentro l'abitacolo indicandomi verso dove proseguire, non posso far altro che ringraziarlo alzando il pollice; riprendo il cammino e sbaglio per la prima ed unica volta la strada, o meglio, vedo il cartello che indica per Solla ma non faccio caso al bivio col ponticello perchè sono concentrato su uno slargo per i BUS che mi induce in errore e cercando la svolta, vado avanti forse poco meno di un chilometro, quando vedendo un altro cartello mi rendo conto che ho mancato il bivio. Torno indietro, imbocco la strada giusta ed in men che non si dica, mi trovo a percorrere la stretta e trafficatissima stradina, non senza aver notato che c'è gente che viene in macchina o in camper (questo è sicuramente un evento che attira molto). Davanti a me dei ragazzi su una moto trainano una slitta (carica di non so cosa) su sci che fanno le scintille tra l'ilarità generale mentre un altro ha una cassetta di birra attaccata di lato, così, procedendo dietro a loro, alle 17.00 precise mi ritrovo davanti al piazzale. Trovo pure parcheggio proprio lì davanti (che culo!). Spengo la camera on-board e spengo il motore, con una sgasata a sottolineare...
Ce l'ho fatta! Non posso crederci, sono al mio primo Elefantentreffen, sono sopraffatto dalle emozioni. Mi sento come un bambino davanti al bancone di una pasticceria (io che sono un goloso...), c'è una varietà di mezzi ed uomini probabili ed improbabili, mi guardo intorno, incrocio gli sguardi di tanti altri diversi ma uguali a me, mi gratificano gli sguardi compiaciuti ed i cenni di consenso con la testa di quelli più smaliziati (qui all'Elefanten) che mi hanno radiografato ed hanno capito che per me è la prima volta. Non leggo invidia negli occhi, solo curiosità; credo di essere stato capace solo di elargire qualche sorriso ebete.
Come vorrei che in questo momento con me ci fossero, a condividere le emozioni, mio fratello (un biker, di due anni più grande, che non ha potuto esserci per motivi di salute) o alcuni degli amici più stretti e fedeli.

Vado a fare l'iscrizione e a comprare la famosa spilla con la targhetta dell'anno, ma non la indosso, la lascio ben riposta (insieme agli altri gadget che ho acquistato) nella busta a bolle che la gentilissima signora al chiosco mi ha dato per conservare il tutto; ho paura di perderla, certo potrei acquistarne a vagonate, ma questa è la mia, è passata dalle mani di quella signora alle mie, non potrebbe essercene un'altra. Mi viene applicato il braccialetto al polso e finalmente posso entrare. L'unica definizione che mi viene in mente è questa: sembra una di quelle illustrazioni della Divina Commedia realizzate dal Dorè, è un girone Dantesco nel quale vivono e si agitano le anime dei dannati, in perenne movimento. Non so più dove guardare, mi chiedo perchè la nostra memoria non sia un enorme hard disk da poter collegare ad un computer per scaricare suoni ed immagini per far vivere a chi non è con noi le medesime emozioni. Intanto cerco un posto dove piazzarmi, non so proprio dove andare a sbattere mentre percorro la stradina a sinistra della buca. Più avanti c'è un altro spiazzo, tra gli alberi, quasi privo di neve, che sembra più riparato dal vento; mi inoltro, finchè, sentendo parlare in italiano mi avvicino, sono tre signori di Torino che al mio saluto rispondono cordialmente (come potrebbe essere altrimenti), è la prima volta anche per loro. D'istinto ho deciso (ed in genere non mi sbaglio mai): saranno loro i miei compagni d'avventura. Lo spazio c'è, siamo a posto. Beh, non del tutto a posto: ho gli occhi che mi bruciano e sembrano volermi cascare fuori dalle orbite e tra le medicine, che porto sempre con me per i miei problemi di salute, manca il collirio. Risalgo e chiedo ad uno dello staff che mi dice che a Schonberg, a 9 Km da li, ci sono due farmacie; so che devo affrettarmi perchè, se la memoria non mi fa difetto, in genere chiudono alle 18.00 (o le 19.00?). Rimonto in sella e prendo la strada che mi è stata indicata. Qui mi prenderò la prima delle due paure di tutto il viaggio. Ve l'ho detto che sono un patito di strade di montagna? No? Beh, è così; da tantissimi anni tutte le estati quando vado in vacanza faccio "campo base" presso l'albergo che si trova in Val Venosta vicino allo Stelvio, di proprietà di un ex campione olimpico di biathlon di cui sono diventato amico; qui mi sono fatto una grande esperienza con i passi e le strade montane. L'unica cosa con cui ho meno esperienza sono le strade che con basse temperature dovute alla neve diventano rapidamente infide, così in una curva, pur avendo spesso saggiato col piede l'asfalto, per eccesso di confidenza, la moto (che è ancora carica) non va dove vorrei che andasse; il ciglio della strada si avvicina rapidamente e non posso certo inclinare per correggere la traiettoria, finirei di certo per terra, addrizzare significherebbe andare fuori strada, l'unica cosa che faccio è togliere piano il gas e poggiare un poco il piede sul freno posteriore, la fortuna mi da' una mano e completo la curva a 30/40 cm dal bordo. Rallento ancora, una vampata di calore mi avvolge, stavolta ci sono andato molto vicino; non c'è nessuno in giro, sarebbero potute passare ore prima di poter chiedere o avere aiuto, sempre ammesso che non mi fossi fatto male... (sono rischi che si corrono andando da soli). Arrivo a Schonberg e mi infilo nella prima farmacia che incontro, prendo quel che mi serve, faccio dietrofront e torno con più calma; l'unica fregatura è che la moto la devo lasciare da un'altra parte (si dice: chi va a Roma perde la poltrona...). Prendo parte delle mie cose e raggiungo gli amici di Torino ai quali racconto la scampata disavventura, uno si offre di accompagnarmi a prendere il restante del carico, così posso mettere a nanna la mia bimba sotto il telo senza fare altri viaggi avanti e indietro, mi viene pure d'improvviso la strampalata idea di staccare la batteria (dopo essermi annotato il chilometraggio parziale, perchè si azzera) per portarla con me in tenda (starà sicuramente più al caldo lì che fuori). Dopo un po' la tenda è piazzata, riempita di tutte le mie cose e suppellettili

e finalmente posso cominciare a rilassarmi e a pensare anche al mio mal di schiena: il tubo di Voltaren ed i cerotti di Dicloreum che ho con me saranno i migliori compagni della mia avventura.

Giorno 2 - La prima (e, ahimè unica) sera.

Il buio è calato rapidamente, il freddo è molto pungente, ci scaldiamo davanti al fuoco che hanno acceso Mario Michele e Alfonso e le nostre discussioni vertono principalmente (guarda caso) su scelte di moto e di gomme, si parla ovviamente anche di donne: mi chiedono "ma ce ne sono qui?" "ne hai viste tu?"... io francamente rispondo che ne ho viste proprio pochine e nessuna minimamente avvenente (come si dice a Roma: "pareno omini"), e qui si sprecano le battute sulle probabilità di ritrovarsi con qualche "sorpresina". Nel frattempo decidiamo di prepararci da mangiare, fra tutti abbiamo una varietà di cibarie e bevande assai eterogenea: wurstel, patate precotte, dei barattoli di pasta con il condimento che ho comprato in giro, del pane, carne e salsicce da fare alla brace, formaggi, vino, acqua, thè, caffè; quel che pare mancare un po' ovunque è la frutta (sicuramente troppo deperibile), mentre per la birra il problema non sussiste... Consumiamo un discreto pasto, durante il quale esce fuori il mio lato peggiore (sono logorroico) al punto che la frase ricorrente di Mario è: "mangia che ti si fredda..." però non c'è malizia, è solo che effettivamente mi lancio con tanto entusiasmo nei racconti che mi dimentico letteralmente di mangiare... Quando abbiamo finito decidiamo per un giro esplorativo-digestivo. Lo spettacolo che si mostra è, come dicevo, di un girone infernale (anzi lo è ancor di più) variamente illuminato, punteggiato delle luci dei fuochi;


si odono gli echi di risate, di canti, di vociare più o meno intensi. Ogni tanto si sente lo scoppio di un petardo, qualcuno accende fuochi d'artificio,

si sentono i suoni di motori sparati al massimo.
Sono frastornato, questo tipo di manifestazione è del tutto nuova per me, ma al momento non me ne curo molto. La temperatura scende e rientriamo rapidamente alla "base" e ci prepariamo per la notte. Sono talmente stanco e sfatto che potrei rischiare, malgrado il freddo, di addormentarmi fuori dal sacco a pelo, per fortuna ho chiesto a Michele di scattarmi un paio di foto, compresa una col mio "trofeo" ben in evidenza così mi sparaflescia (citaz. M.I.B.) con la mia macchinetta riportandomi alla realtà anzichè cancellarmi la memoria... (se non ci fossero loro...).


dopodichè tutti a nanna. Mi rinchiudo nel mio "bunker" e nel mio bozzolo; ho a disposizione anche degli scaldini chimici, ma il sacco a pelo funziona a dovere (e ti credo, è l'oggetto più costoso della mia attrezzatura...). Il tempo di trovare la posizione più comoda (il materassino è maledettamente sottile) e crollo; i rumori che arrivano dall'esterno non riescono a disturbarmi, credo che ormai neanche le cannonate possano svegliarmi.

Sabato 31 gennaio - Giorno 3 - Il raduno

Quando riemergo dal "baratro" è già giorno (peccato, mi sarebbe piaciuto vedere l'alba), gli altri sono svegli da un po' e mi chiedono se abbia voglia di andare a fare colazione all'imbiss, ma credo che il mio sguardo sia più che eloquente; preferisco farmi un thè bollente e mi mangio dei cornetti con la marmellata presi dalla mia scorta da viaggio, poi esco per farmi un giro. Lo spettacolo che mi si presenta davanti agli occhi, ormai ben aperti, lo definirei post-apocalittico:




piccole colonne di fumo di fuochi quasi spenti, gente che ha dormito fuori dalle tende (ho preferito non fotografarli, non erano un bello spettacolo), chi vomita da una parte, chi fa i propri bisogni dall'altra, chi ubriaco procede barcollando tra la gente diretto chissà dove e abbraccia, quasi sconsolato, il primo che gli capita davanti. Non riesco a capire il perchè ci si possa spingere ad un abbrutimento tale da far perdere ogni dignità, ogni ritegno, tanto da ricatapultare l'uomo all'età della pietra, tanto da ricondurlo alla bestialità. Queste cose non le concepisco ne' nella vita quotidiana, ne' qui, dove forse sarebbero maggiormente comprensibili (ma non giustificabili). Non è perbenismo o moralismo il mio; solo che queste manifestazioni si scontrano con alcune mie convinzioni e per alcuni brevi istanti mi rendono odioso il raduno stesso, forse perchè sembra diventare un'alibi per lasciarsi andare (e magari lo è, anche se sono fermamente convinto che ci sia un limite a tutto). Poi, seguendo la filosofia del vivi e lascia vivere, e la convinzione che in fondo ognuno è libero di fare della propria vita ciò che preferisce (purchè non interferisca con la mia), decido di fregarmene di tutto, sono qui per divertirmi e lo farò, alla mia maniera. Trascorro così un po' di tempo in giro a guardare, a fare foto a cercare di entrare nell'atmosfera del raduno.











Ad un certo punto mi imbatto in alcuni dell'E.I.S. - ElefantInSputer: saluti, complimenti, foto...

loro sì che sono mitici! Li rivedrò più tardi giù nel circuito a fare giri tra le ovazioni del pubblico che applaude. Vado anche a rimettere la batteria alla moto per farla girare un po', faccio così la conoscenza di Nicola ed Antonio, due "ragazzi" (per me che sono affetto dalla Sindrome di Peter Pan, sono tutti un po' ragazzi) di Taranto, si chiacchiera, si fanno delle foto, ci si saluta.



Ad un certo punto mi accorgo della scritta emblematica che campeggia sopra la costruzione dove si vende la legna: "keine feier ohne lagerfeuer" la cui traduzione letterale "nessuna celebrazione senza fuochi di accampamento" sta a significare che non c'è divertimento se non c'è il fuoco... (un chiaro ed esplicito invito a comprare legna, d'altra parte credo che nessuno si sia portato il caldobagno DeLonghi...)

Intanto intorno a me è tutto un formicaio: c'è gente che va, che viene, chi trasporta legna con i mezzi più disparati, chi cassette di birra, chi indulge nello sport preferito, ovvero risalire la stradina dalla buca, saltando sul dietro dei sidecar per far attaccare le ruote oppure spingendo moto, il tutto tra schiamazzi e risate e ben condito da schizzi di neve e fango.

Credo che in fondo sia questo lo spirito dell'Elefanten: il sano, goliardico divertimento tutto fine a se stesso. Vedo ogni tipo di personaggio, dai biker "brutti sporchi e cattivi" a quelli ben vestiti e perfettamente attrezzati, ci sono tizi vestiti con pelli o che indossano fantasiosi copricapo, ci sono alcuni molto anziani che suscitano in me sentimenti di tenerezza e rispetto (devono amarlo proprio questo pazzo circo...).




C'è ogni tipo di mezzo: gli scooter, le moto più normali, quelle più assurde (le rat-bikes, post-atomiche) cariche di orpelli, pupazzi, pupazzetti, simulacri, feticci, teschi, ossa e pelli di ogni genere.






(Il precursore del GPS...)

(Mi sa che questo ha sbagliato la strada per la Dakar...)

(Credo che queste siano le due moto più fotografate qui al raduno...)


(Rat-art...)



Bisognerebbe fotografare tutto e tutti e non basterebbero diverse migliaia di scatti, l'unico sistema è guardare bene e immagazzinare nella materia grigia, la migliore memoria di massa che esista (peccato non poterne poi estrapolare le immagini od anche i suoni e gli odori per condividerli con gli altri).
Si è fatta ora di pranzo e me torno alla tenda, mi apro una lattina con la pasta pronta, accendo il fornelletto, piazzo il pentolino, aggiungo un po' d'acqua e via! si mangia. Più tardi tornano anche i miei compagni di avventura, scambiamo quattro chiacchiere ed anche loro si trovano d'accordo sul fatto che si vedono dei comportamenti un po' troppo "sopra le righe" (Alfonso li definisce disgustosi e abietti...), evidentemente anche loro non si sentono completamente a proprio agio (e come dar loro torto, in fondo questa è una impresa che per alcuni che la affrontano per la prima volta può apparire un tantino "destabilizzante").

Sabato 31 genaio - Giorno 3 - (la fine de) Il raduno

A metà pomeriggio il mio Elefanten subisce un duro colpo: credo di avere in arrivo una colica renale, e so' con certezza che non mi farebbe assolutamente bene passarmela trascorrendo un'altra notte in tenda, sarebbe da incoscienti. Il mio cervello elabora rapidamente, non c'è altra soluzione: devo sbaraccare e trovarmi un posto caldo e comodo con un bel bagno a tiro. Così metto al corrente gli altri della mia situazione e della conseguente decisione. Vedo il loro disappunto e percepisco anche un poco di preoccupazione, li tranquillizzo, non è la prima volta che mi succede e so' esattamente come andrà a finire. Per farla breve, smonto tutto e impacchetto alla meglio le varie cose (che sembrano essersi moltiplicate per partenogenesi...). Si fa strada inevitabile la domanda "e dove vado adesso?" Di nuovo il mio cervello (che purtroppo non si spegne mai e non va mai nemmeno in stand-by) ha pronta la risposta: Schonberg! E' vicino, andando in farmacia ho visto che ci sono diversi alberghi, sicuramente un posto lo trovo. Così verso le 18.00, dopo aver salutato i miei "vicini di casa" sono per strada (occhio alle gelate...). In breve tempo arrivo a destinazione, il primo hotel che incontro entrando in paese è bello grande ed ha il parcheggio semivuoto, il mio istinto mi dice che forse sono a cavallo.

Entro, mi informo, e, tempo pochi minuti, sto già scaricando la moto. Preso possesso della mia "frei zimmer" (addirittura una matrimoniale...!) posso rilassarmi e ragionare a mente lucida su quanto mi succede.

Ero preparato, ho un calcolo che non ho potuto asportare e vivo con questa piccola spada di Damocle, con la consapevolezza che ogni tanto avrò dei problemi, come mi sta succedendo ora. Questo non mi ferma di certo, però ogni tanto mi condiziona un po' la vita. Mi scappa una lacrima, è un misto di dolore fisico (poco, ho sviluppato un certo grado di sopportazione) e di dolore dell'anima (la delusione di non potermi immergere completamente nell'atmosfera del raduno e viverne appieno più sfumature possibile), non ci voleva proprio adesso, ma ormai non posso farci più niente. Mi butto sul letto, presto i medicinali faranno effetto (almeno spero); più tardi, fatta una bella doccia calda, scendo al ristorante per mangiare qualcosa e con mia grande sorpresa vengo accompagnato ad un tavolo accanto ad altri due pieni di italiani. Abbigliamento inequivocabile, saluti di rito, sono elefanti anche loro, chi alla prima chi all'ennesima partecipazione. Non mi curo del fatto che si tratti di persone che l'Elefanten lo vivono in maniera più comoda (quasi da spettatori mi verrebbe da dire), vanno al raduno ma a sera ritornano in albergo per mangiare e dormire; in fondo (come predico sempre) ognuno vive la moto e ciò che ad essa è legato come meglio crede. Mi fa piacere poter chiaccherare con qualcuno (e te pareva...!) e condividere le sensazioni, i pareri. Durante la cena la discussione si anima e si dipana nei racconti di viaggi ed esperienze personali; si alternano momenti di religioso silenzio mentre si ascoltano i resoconti di qualcuno, a dei momenti di assoluta anarchia quando si parla a gruppetti ridendo di aneddoti e battute (siamo in 11, riuniti attorno a tre tavoli che abbiamo avvicinato). Ho dimenticato i miei problemi, come se li avessi lasciati chiusi di sopra in camera, una situazione pesante si è fortunatamente trasformata in qualcosa di positivo, sintetizzato nel puro e semplice gusto dello stare in spensierata compagnia. Siamo talmente infervorati che non ci rendiamo conto che abbiamo tirato tardi, ce ne accorgiamo solo quando guardandoci intorno ci rendiamo conto che siamo rimasti praticamente gli unici, ma nessuno si è sognato di farcelo notare (evidentemente sembriamo proprio una bella compagnia di allegroni). Decidiamo di alzare i tacchi, qualcuno domattina vuole partire presto, qualcun altro è intenzionato a tornare al raduno, io invece non faccio programmi: quando mi sveglierò domattina deciderò il da farsi. Saluto tutti e torno in camera. Getto uno sguardo fuori dalla finestra; là, nel buio, oltre quelle colline c'è Solla col suo accampamento.

Non ho voglia di dormire, per ingannare il tempo, accendo la TV a farmi compagnia e mi metto a riordinare e pulire l'attrezzatura e a rifare le borse e finalmente quando ho finito tutta l'operazione mi concedo il meritato riposo.

Domenica 1° febbraio - Giorno 4 - The day after - la partenza per il ritorno.

Mi sveglio di buon'ora, il tempo è abbastanza buono e mi sento meglio.

Scendo per fare colazione, la classica (a me molto familiare) a buffet dove puoi scegliere spaziando tra latte, the, caffè, cappuccino, cioccolata, succhi di frutta, yoghurt, macedonia, marmellate, miele, nutella, dolci, pane, affettati misti, formaggi, muesli e cornflakes (ho dimenticato qualcosa?), insomma ogni cosa possa appagare il gusto e le esigenze di ognuno. Cerco di non appesantirmi perchè ho preso la decisione: mi metto sulla strada del ritorno. Fatta colazione, visto che ci sono, decido di visitare rapidamente Schonberg. E' un bel posto, il cui primo insediamento risale al 13° secolo, viene definito "la Merano delle foreste bavaresi" per le affinità che hanno i portici delle due località. Le case sono tipiche, ognuna di un colore diverso, e c'è una bella chiesa (che non mi lascio sfuggire di visitare);

in giro ci sono esposte delle campane (persino nel giardino dell'albergo),


scopro così che sono state acquistate come simbolo di pace (questa è stata zona di guerra durante il secondo conflitto mondiale e gli americani l'hanno rasa al suolo per 3/4 nel 1945). La caratteristica di queste campane è che sono ricavate dalla fusione del metallo dei cannoni trovati in bunker sotto una montagna (!). Gironzolo un po', scatto qualche foto e me ne torno in albergo.



Pago il conto, carico la moto

e dopo aver salutato e ringraziato per l'ospitalità (deliziosa) alle 12.00 circa parto, direzione... (beh, più o meno verso casa...).
Per non trovarmi intruppato nell'eventuale traffico di chi sta "togliendo le tende" dal raduno, scelgo di percorrere la B533 verso Hunding-Auerbach-Hengersberg, poi per un breve tratto la A3 verso Deggendorf e la A92 verso Monaco.


Per evitare la noia mortale di quell'autostrada, ed il vento che la spazza, a Landshut la lascio per percorrere la statale B15 che oltre che farmi risparmiare una cinquantina di chilometri, è anche molto gradevole per percorso e paesaggi visto che attraversa diverse cittadine e paesini molto caratteristici. Verso le 14.00 per mangiare sono costretto a ripararmi nel casottino di una fermata d'autobus tanto il vento di tramontana è tagliente; ne approfitto per cambiare i calzini e appena rifocillato riparto in direzione di Rosenheim che raggiungo verso le 15.45; devo fermarmi per fare benzina, ho anche bisogno del bagno; chiedo al gestore il quale mi porge la chiave...

Il bello è che è dotato di termosifone che va a tutta callara (come si dice dalle mie parti...), ci poggio sopra guanti ed un paio di calze asciutte (mi si freddano i piedi con una rapidità incredibile), anzi per dirla tutta approfitto per scaldarmi le estremità con l'asciugatore a parete (fedele amico e compagno di tutti i motociclisti infreddati), mi ricompongo, vado a restituire la chiave e riparto, mancano meno di 100 km ad Innsbruck. Avrei voluto proseguire per entrare in Italia dal Passo Resia e fermarmi dagli amici in Val Venosta ma quei 140 Km in più non credo di riuscire a farli, ricomincio ad avere qualche doloretto che non lascia presagire nulla di buono. Magari domani vedrò il da farsi, tanto non ho problemi di orari, posso metterci pure una settimana a rientrare. Raggiungo Innsbruck il più in fretta possibile


e mi dirigo allo stesso albergo dove sono stato qualche giorno fa sperando che abbiano una stanza disponibile. Ce l'hanno, metto la moto in garage (allo stesso posto...) e mi infilo in camera, telefonata ai miei cari per un aggiornamento, poi doccia calda e riposino fino all'ora di cena, la schiena mi tormenta (e non solo quella). Per fortuna l'appetito non mi passa e mi godo qualche piatto tipico.


Tornato in camera guardo un po' di TV,

le previsioni per domani in zona non sono un granchè; cerco di pianificare ma francamente non c'è molto da scegliere: o il brennero per un rientro diretto oppure via Landeck-Nauders-Resia per la Val Venosta. Rimando la decisione a domattina. Buonanotte...

Lunedi 2 febbraio - Giorno 5 - Brennero o Venosta... questo è il problema...

Come mi succede spesso mi sveglio verso le sei e compio i gesti consueti: alzo la serranda ed apro la finestra, metto il naso fuori, faccio le mie elucubrazioni, e prendo una decisione. L'aria è pungente ed il cielo quasi sgombro,

sembra (dico solo sembra) che le previsioni di ieri non fossero esatte, quasi quasi vado per la Val Venosta. Mi rimetto a letto per dormire un altro paio d'ore. Quando mi risveglio la situazione è cambiata totalmente, il cielo è coperto e tira un vento che sembra scirocco,

infatti quando scendo in garage per accendere e far riscaldare un po' la moto l'aria è quasi tiepida (brutto segno) e la conclusione è quasi scontata: meglio accorciare rientrando per il Brennero. Faccio la solita colazione, pago il conto e mi preparo con mooolta calma, tanto che finisco per partire verso le 12.00. Appena imbocco la salita verso il Brennero vengo accolto da nevischio e vento a raffiche che mi sposterà dalla corsia di sinistra a quella di destra rischiando di farmi cadere mentre attraverso l'Europabrucke, mi fermo alla stazione di servizio subito dopo per fare rifornimento, incontro tre ragazzi di Roma che su due Harley stanno rientrando anche loro; facciamo tratto insieme, nevica ancora leggermente, quando entriamo in territorio italiano i cartelli luminosi avvertono che la nevicata è fino a Rovereto. Si prosegue cercando di tenere una media adatta, poi decido di fermarmi di nuovo per indossare l'antipioggia perchè l'intensità della nevicata è aumentata decisamente. Quando riprendo la via, rendendomi conto che la neve ancora non attacca a terra a causa dell'asfalto umido, alzo molto il ritmo: finchè posso preferisco guadagnare tempo, tanto quando troverò condizioni peggiori sarò costretto (come puntualmente succederà) ad andare pianissimo. Manco a farlo apposta da Vipiteno in poi la situazione peggiora, alle 14.00 mi fermo in un'area di servizio a Bolzano.

Cerco di chiamare a casa ma i telefoni non prendono, per quanto sia agganciato alla rete italiana non riesco a telefonare; decido intanto di mangiare qualcosa, poi finalmente riesco a chiamare e tranquillizzare i miei che sono preoccupati perchè hanno notizie non proprio confortanti dal meteo, ma io sono aggiornato. Quando riparto devo percorrere il tratto tra Bolzano e Rovereto a passo lento, la neve è ormai alta alcuni centimetri e la mia ruota anteriore galleggia, guido con molta cautela con le mani appena poggiate sui manubri, tenendomi nei tratti più puliti grazie al passaggio dei TIR, devo anche togliere in continuazione la mano sinistra per pulire la visiera del casco che si riempe di neve togliendomi completamente la visuale, insomma diverse decine di km in grande tensione. Quando finalmente passo il tratto critico, devo comunque fare i conti con una pioggia incessante che non mi abbandona. Sono costretto a percorrere interminabili chilometri dietro a TIR che si sorpassano tra loro e non riuscendo a rientrare (perchè hanno tutti la stramaledetta abitudine di camminare incolonnati a breve distanza uno dall'altro) creano code lunghissime di veicoli in sorpasso che procedono lentamente, questo fa sì che l'acqua, invece di scivolare via (grazie alla velocità) cominci a colare ed infiltrarsi soprattutto nelle moffole e nei guanti inzuppandoli e bagnandomi e intirizzendomi le mani. Sono a Mantova sud e decido che è il caso di fermarmi, non ce la faccio più, sono bagnato, i miei dolori sono lì a ricordarmi che non devo esagerare (se non fosse così i 470 km che mi separano da Roma li divorerei); a San Biagio c'è un'amica che ha un albergo, e mi dirigo lì, sarà quello il mio rifugio. Ficco la moto in garage, scarico tutto, salgo in camera e piazzo tutto in bagno. Quello che segue è la classica procedura: quello che è da asciugare finisce sui termosifoni, qualcosa viene lavata, il casco ripulito, il sottoscritto finisce sotto la doccia calda; non mi sono mai lavato tanto in vita mia... (scherzo, ho la presunzione di essere una persona molto pulita, ma la battuta ci stava bene). Quando sono finalmente tornato in condizioni umane scendo per fare un vero pasto. "Che ti faccio?", "vuoi una piadina? oppure vuoi della pasta? lasagne, maccheroni, ravioli?" Io che sono, come si dice dalle mie parti, un pastasciuttaro, ho una risposta sola... Finirò con un enorme piatto di ravioli ricotta e spinaci, conditi con del pomodoro fresco e basilico, che mi sazierà completamente; mentre mangio chiacchieriamo a lungo, lei ama la moto (come potrebbe essere altrimenti, siamo nella patria del "mutor"), anche se preferisce essere trasportata. E' curiosa di sentire il racconto di questa mia esperienza; cerco di spiegarle, ma il ricordo è talmente vivo che vado un po' a casaccio, le riempio la testa di ogni cosa mi passi per la mente in ordine sparso, le mostro anche qualche foto, i suoi sguardi sono eloquenti, l'ha sempre pensato che devo essere un po' fuori di testa... Giunto alla fine, la conclusione ovvia (e degna) anche di questa giornata è il sonno dei giusti. Do la buona notte e scompaio nella "mia tana".

Martedi 3 febbraio - Giorno 6 - Si va a casa.

Stavolta la sveglia non è così presto come gli altri giorni, sono riposato e scendo per fare colazione; ha piovuto quasi tutta la notte ed adesso c'è un po' di tregua: bene, mi dico, almeno parto senza pioggia (pia illusione). Di fianco all'albergo c'è un grande negozio di abbigliamento per moto, ne approfitto per comprarmi un'antipioggia nuova (scelta quanto mai azzeccata), certo mi comprerei di tutto, e Daniele (il titolare) è una persona così affabile che, per non smentirmi, mi metto a chiacchierare e mi dilungo (non si nota, eh?), così si fanno le 11.00 passate. Rientro in albergo, pago, carico la moto, saluto e lascio anche questo posto; mentre vado via volto un attimo la testa indietro: ogni qualvolta parto da un posto ci lascio un frammento di cuore, specie se ci sono amici.
Riprendo l'autostrada e capisco subito che quest'ultimo tratto non sarà affatto piacevole, a nemmeno un terzo di strada da Modena il cielo grigio scarica tutta la sua forza su di me (beh, non solo su di me, ovvio, non sono Fantozzi...), la pioggia cade incessante e mi accompagnerà fino a Roma. In queste condizioni il tempo sembra dilatarsi e le distanze aumentare, dove posso cerco di andare il più veloce possibile, breve rifornimento e di nuovo in viaggio, il tratto appenninico è stressante, di nuovo TIR in sorpasso, imbecilli che si piazzano ad un paio di metri dalla coda della moto (con i quali litigo gesticolando per far capire loro di stare lontani), acqua a catinelle, lavori in corso... un calvario insomma. Ad un certo punto, un po' prima di Roncobilaccio, mi prendo la seconda (e per fortuna ultima) paura di tutto il viaggio: sto percorrendo una curva a destra, a velocità normale, la strada è bagnatissima, a metà curva, senza preavviso, mi parte il posteriore della moto; d'improvviso i neuroni viaggiano a velocità folle nella mia zucca, ho solo il tempo di pensare "caz*o, che sfiga cadere adesso" mentre il polso ruota togliendo il gas, però la moto si raddrizza e finisco la curva come Dio vuole. Mentre percorro la curva successiva ed entro nella galleria appresso, l'adrenalina mi ha chiuso la gola, e le tempie mi battono: l'ho scampata anche stavolta. Faccio qualche chilometro a velocità ridotta, tanto per recuperare tranquillità e soprattutto lucidità. La "discesa" verso Roma procede senza ulteriori intoppi, salvo per la pioggia che solo verso Orvieto mi dà un po' di tregua per poi tornare a scaricarsi con intensità. A 100 Km dalla barriera Roma-nord faccio un rabbocco di benzina, non voglio fermarmi più fino a casa. Sarà ma questi ultimi 100 Km sembrano non finire mai, con lo sguardo cerco di volta in volta i cartelli indicatori (grande errore, perchè aumenta il senso di disagio, ma malgrado gli anni e i chilometri, ogni tanto ci ricasco). Comunque alle 17.00 imbocco il raccordo e la Salaria (ed è incredibile entrando in città accorgersi di quanto guidino male i Romani, ma lasciamo perdere), in una ventina di minuti sono a casa e davanti al box mi concedo qualche autoscatto a suggello dell'impresa: ho concluso il mio Elefantentreffen, il mio primo Elefantentreffen.

 
6940135
6940135 Inviato: 10 Feb 2009 2:26
Oggetto: 53° Elefantentreffen 2009 - Il "MIO" Elefantentreffen
 


Giorni 4 febbraio e seguenti - Le conclusioni, le considerazioni e tutto il resto

Alla fine della fiera è necessario un consuntivo. E' necessario per ciascun elemento che ha fatto parte di questa esperienza. Questo perchè (e ne sono pienamente consapevole) esiste margine di miglioramento, quindi giocando con una ipotetica pagella proverò ad assegnare dei voti.
Partiamo dall'organizzazione: il voto che assegnerei direi che è tranquillamente un otto pieno. Mi sono concesso più che sufficiente tempo per scegliere l'attrezzatura e l'abbigliamento e per provvedere all'acquisto degli elementi che mi mancavano; mi sono anche riservato altrettanto tempo per la preparazione e la messa a punto del mezzo di trasporto e per il reperimento dei ricambi necessari (non dimentichiamo che spesso si rimane fermi o si è costretti a convulse ricerche perchè manca qualcosa). Ho studiato con attenzione il percorso, sia dell'andata che del ritorno, conoscendo anche le possibili alternative (supportato dal fatto che molti luoghi li conosco per lunghe frequentazioni). Ho scelto di conseguenza con oculatezza (e soddisfazione) i luoghi preposti alle tappe intermedie (anche grazie alle amicizie).
Il mezzo di trasporto (vabbè, la moto): voto nove, non perchè è la mia moto ma perchè si è comportata egregiamente (alla faccia di quelli che mi dicevano che non era adatta). Non un problema, ne' meccanico, ne' elettrico, si è sciroppata poco meno di 2500 km come se fosse una gita domenicale. Gli unici piccoli inconvenienti, che peraltro si sono verificati l'ultimo giorno, sono una leggera infiltrazione di umidità nel faro destro (è un problema non nuovo a questa moto e con quasi 500 km sotto la pioggia battente ci può stare), e la perdita della vite che fissa la vaschetta dell'olio dei freni al manubrio (prontamente sistemata con una fascetta a strappo). Il voto non arriva al massimo perchè (e questo lo sapevo fin dall'inizio) consuma abbastanza, soprattutto quando, così carica, viene spinta parecchio (come per esempio sull'A99 e l'A92 dove ho percorso tratti a velocità medie tra i 150 ed i 170 con punte di 200 KmH).
L'attrezzatura: voto nove. Anche qui non c'è il massimo ma solo perchè alcuni degli elementi che erano in mio possesso potevano forse essere sostituiti da altri più specifici o comfortevoli come per esempio il materassino autogonfiante Ferrino (troppo sottile), mentre altri sono stati scelti esplicitamente per il raduno, come il sacco a pelo (Ferrino Diable 1000, max temperatura sopportabile -32°C con una zona di confort massimo compreso tra i -6 e i -12°C, costo scontato 250€ - fantastisch, come dicono i teteschi di Cermania). Il set di borse da moto è stato perfetto, meno lo sono state le relative protezioni antiacqua che l'ultimo giorno si sono rotte forse a causa di un eccessivo sventolio dovuto ai vortici creati dalla moto.
Il pilota (oui, c'est moi): voto sette.
Senza entrare troppo in disquisizioni di carattere "fisio-psico-filosofico-antropologiche", è la media tra la sufficienza che mi assegno per l'efficienza (o inefficienza?) fisica a causa dei problemi di salute che mi porto dietro (compresi quelli che non racconto per una forma di pudore, visto che non mi piace essere compatito), e l'otto che mi do' invece per l'efficienza mentale e l'equilibrio spirituale (mi sia permesso un pizzico di presunzione, ma non sono l'unico a pensarla così su di me, spesso poi i fatti mi danno ragione), con i quali riesco ad affrontare e superare molte avversità ed a compiere alcune imprese che altrimenti sarebbero al di fuori della mia portata (e non parliamo di incoscienza, so esattamente quali sono i miei limiti, e se in certe occasioni so di non potere proprio, allora non posso e basta, non so se mi spiego).
Voto complessivo: 8,25. Anche se posso sembrare di manica larga non è male, anche se come ho detto si può migliorare ("...è tanto bravo, ma se si applicasse di più...")

Ci è voluto (e ci vorrà ancora) del tempo per metabolizzare questa esperienza e per capirla fino in fondo. L'unica cosa certa è che oggi, che sto finendo di scrivere questo report, ricomincerei subito da capo e rifarei tutto. E' una sorta di mal d'africa, ma con la differenza che a me l'africa (dove sono stato quasi trent'anni fa) non ha fatto (ne' tantomeno fa oggi) questo effetto (ero forse troppo giovane). Probabilmente si tratta semplicemente del gusto per qualcosa di assolutamente nuovo che prende il sopravvento su tutto (quello che mia madre chiama amorevolmente il "giocarello nuovo"). Certo è che in questo momento guardo con occhi diversi al modo di vivere un viaggio in moto, forse perchè mi sono confrontato molto da vicino e per lungo tempo con condizioni a me sconosciute, quasi estreme, col freddo tagliente, con i disagi della vita all'aperto (e mica è un camping estivo...), ma soprattutto con i miei limiti fisici (che ci sono, eccome se ci sono) ed il modo di affrontarli e conviverci.
L'esperienza, malgrado i contrattempi e i disagi, è stata gratificante. Poter vedere da vicino e toccare con mano qualcosa di cui si era solo sentito parlare è illuminante, anche se alcuni aspetti che ne fanno parte si scontrano con alcune mie convinzioni. E' un poco come trovare il sacro Graal dopo una lunga ed estenuante ricerca (dite che esagero?). Un lato positivo (per il mio modo di vivere i viaggi) è stato il riuscire a condire l'esperienza, questa esperienza, con il piacere della conoscenza di nuovi luoghi (cosa che per me ha grande valore) approfittando anche di circostanze apparentemente sfavorevoli.

Per finire, usando una metafora cinematografica, nello scorrere virtuale dei titoli di coda, qualche ringraziamento.
Alla Kawasaki, per aver realizzato quello splendido mezzo che è la mia moto.
A Cesare ed ai ragazzi che mi hanno sopportato a lungo in officina, intento in lavori e improbabili modifiche.
A Gianni, che mi ha sopportato e supportato nelle mie imprese alpinistiche e che mi ha fornito l'attrezzatura.
Ad Anna, che da anni mi aiuta, consiglia e fornisce l'abbigliamento moto.
Ovviamente a mia madre e a mio padre che ci hanno messo del loro per mettere al mondo un tipo originale e strampalato come il sottoscritto.
Ed infine un grazie a me stesso, per avere avuto convinzione e costanza nel pianificare e portare a termine questa ennesima sfida.

Ah, un grazie va anche a quelli che hanno avuto la forza e la pazienza di leggere tutto fino in fondo. Alla prossima!

(L'agognato trofeo...)

 
6940186
6940186 Inviato: 10 Feb 2009 7:12
 

AHO....magna che te se raffredda.... icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif



scherzo.....complimenti 0509_up.gif bel viaggio e bellissimo report 0509_doppio_ok.gif

e' magari un po' prolisso, ma sembrava di essere li con te.


Magari tra qualche anno....quando avro' a casa tutti figli con piu' di cinque anni....ci riusciro' anch'io a coronare questo sogno, da lungo tempo inseguito.

Mi complimento ancora, e t'abbraccio....e magari ce se beca pe' 'n caffe' icon_wink.gif

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6940397
6940397 Inviato: 10 Feb 2009 9:00
 

Frozen......per adesso ho guardato solo le foto icon_asd.gif giuro che quando ho tempo mi leggo anche il report icon_mrgreen.gif

COMPLIMENTI eusa_clap.gif eusa_clap.gif eusa_clap.gif
 
6940477
6940477 Inviato: 10 Feb 2009 9:22
 

'Topic controllato'.
Con la calma che richiede leggerò tutto il tuo racconto. Per ora solo un attestato di profonda stima e un abbraccio, in attesa del prossimo breve giro insieme nel centro Italia! icon_asd.gif
 
6940501
6940501 Inviato: 10 Feb 2009 9:26
 

per ora ho guardato solo le foto. Leggerò con calma il report una delle prossime sere.

MITICO!

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6940506
6940506 Inviato: 10 Feb 2009 9:28
 

Twenty3 ha scritto:
Frozen......per adesso ho guardato solo le foto icon_asd.gif giuro che quando ho tempo mi leggo anche il report icon_mrgreen.gif

COMPLIMENTI eusa_clap.gif eusa_clap.gif eusa_clap.gif


0509_pernacchia.gif


io invece ho anche letto tutto eusa_clap.gif eusa_clap.gif

in questo caso secondo me non sei stato prolisso . . anzi, ogni piccolo dettaglio era necessario per farci essere lì con te. . .la sensazione della curva sbagliata e l'avvicinarci del bordo eusa_shifty.gif . . il mal di schiena e i calcoli (come ti capisco icon_cry.gif ) oppure la sensazione di "abbrutimento" di certe persone . . insomma, mi sono gustata tutto . . ogni minima parola . . ogni minimo dettaglio . .

. . . che dirti . .

. . . complimenti: gran motociclista e gran narratore icon_wink.gif
 
6940674
6940674 Inviato: 10 Feb 2009 10:02
 

merry ha scritto:
AHO....magna che te se raffredda.... icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif



scherzo.....complimenti 0509_up.gif bel viaggio e bellissimo report 0509_doppio_ok.gif

e' magari un po' prolisso, ma sembrava di essere li con te.


Magari tra qualche anno....quando avro' a casa tutti figli con piu' di cinque anni....ci riusciro' anch'io a coronare questo sogno, da lungo tempo inseguito.!

Mi complimento ancora, e t'abbraccio....e magari ce se beca pe' 'n caffe' icon_wink.gif

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magari ci andiamo assieme amicone mio! icon_wink.gif

Frozen.....quanto a te.....SPETTACOLARE.... l'impresa e il racconto! 0509_up.gif
 
6941380
6941380 Inviato: 10 Feb 2009 12:48
 

E' stato bello leggerti.
I miei complimenti per l'impresa il report e le foto.
Ben fatto 0509_up.gif
 
6941879
6941879 Inviato: 10 Feb 2009 14:14
 

stao leggendo attentamente il tuo report e non posso far altro che complimentarmi per lo spirito con cui hai affrontato tutto il viaggio e la precedente preparazione...

la cura e la perizia nel modo in cui ti sei preparato ed attrezzato... icon_wink.gif


però devo fare un appunto su questa foto... icon_biggrin.gif icon_biggrin.gif

ù

dai piani alti ( icon_mrgreen.gif icon_asd.gif ) mi dicono che il cartello significa letteralmente

nessun fuoco senza posto per il fuoco

in senso più ampio è un invito ad accendere i fuochi solo in luoghi consentiti icon_biggrin.gif icon_wink.gif

adesso proseguo nel leggere il report...



Saluti Desmo icon_biggrin.gif
 
6942050
6942050 Inviato: 10 Feb 2009 14:32
 

bene bene...
ora dopo aver letto tutto sono ancora più invogliato e desideroso di poter vivere questa esperienza.,.. icon_biggrin.gif icon_biggrin.gif icon_biggrin.gif

non vorrei aver freddo la notte...ma cappero...250€ ... icon_rolleyes.gif
inizierò a risparmiare... icon_asd.gif icon_asd.gif


Saluti Desmo icon_biggrin.gif
 
6942501
6942501 Inviato: 10 Feb 2009 15:25
 

ciao apparte i complimentoni per questa impresa non da tutti....ma quanto hai speso per tutto il viaggio compresa benza e autostrade???
quanto le hai pagate tutte le borse??? icon_mrgreen.gif icon_mrgreen.gif icon_mrgreen.gif
 
6942852
6942852 Inviato: 10 Feb 2009 16:11
 

Grazie, a tutti. Io ce l'ho messa tutta, i risultati (anche se non sono stati proprio esattamente quelli sperati) sono venuti da soli. icon_mrgreen.gif

icon_arrow.gif sarrusoia, la tua interpretazione ha un senso, l'unico dubbio che mi rimane è sulla parola feier (che è poi quella che cambia completamente il senso alla frase) la cui traduzione letterale è "celebrazione" (ad es. Weihnachtsfeier significa celebrazione di Natale). Può darsi che la parola in questione sia un'accezione (magari in forma dialettale) della parola feuer? Devo ammettere tuttavia che malgrado frequenti da decenni nazioni di lingua tedesca, non mi sono mai dato troppa pena di impararla (bizzarro, eh?) quindi non posso essere certo della correttezza della mia interpretazione.
 
6943404
6943404 Inviato: 10 Feb 2009 17:41
 

infatti...quella stordita del mio Tesssoro ha preso fischi per fiaschi... icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif

che rinco... icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif

Saluti Desmo icon_biggrin.gif
 
6943465
6943465 Inviato: 10 Feb 2009 17:48
 

fatto90 ha scritto:
ciao apparte i complimentoni per questa impresa non da tutti....ma quanto hai speso per tutto il viaggio compresa benza e autostrade???
quanto le hai pagate tutte le borse??? icon_mrgreen.gif icon_mrgreen.gif icon_mrgreen.gif

Difficile quantificare, come dicevo nel report in genere non faccio i conti, non perchè abbia soldi da buttare (tutt'altro), ma perchè in queste occasioni cerco solo di non badarci troppo, in più rovinerebbe il gusto del viaggio (soprattutto quello del "dopo"...).
L'autostrada non sono in grado di dirtelo perchè ho il Telepass e l'estratto conto arriva ogni tre mesi (ed io l'ho fatto appositamente per questa occasione due giorni prima di partire), dovrebbe comunque essere di poco sopra i 100€ (compreso il bollino per le autostrade austriache ed il pedaggio per l'Europabrucke, quelle tedeshe sono gratuite). Le uniche spese certe sono quelle per la benzina; conta che ho percorso circa 2500 Km dovendo fare rifornimento mediamente ogni 200 Km, quindi saremmo a 12,5 pieni da arrotondare per eccesso perchè ho consumato sicuramente di più (moto carica, autostrade tedesche senza limiti di velocità dove mi sono "lasciato andare"...), diciamo almeno 14 pieni, quindi siamo sui 230€. e quelle per i pernotti (anche quelli imprevisti) con i relativi pasti: sui 300€. Per il set di borse tieni presente che le ho da anni (il set che ho usato per esempio ne ha ben dieci di vita); sono state comprate in tempi diversi ma, ai costi attuali, cercando un po', si spendono meno di 200€ (laterali+serbatoio), quindi il costo, che incide al momento dell'acquisto, in effetti si ripaga col tempo e con l'uso. Di certo non ricompri tutto ad ogni occasione, se usi un po' di attenzione (e di cura) con un po' di manutenzione molti oggetti durano anni. Lo stesso discorso vale per gran parte dell'abbigliamento.
Per il resto, le spese sono diluite nel tempo (per esempio ho anticipato il tagliando di 1000 Km: 23000 anzichè 24000 Km, quindi comunque imminente e per qualche mese, fino ai 30000 dovrei essere a posto). 0509_up.gif
 
6945194
6945194 Inviato: 10 Feb 2009 20:54
 

mi hai dato delle notizie stupende davvero..ovvio che se compro le borse spero durino almeno 10anni ahahah...
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6947348
6947348 Inviato: 11 Feb 2009 6:51
 

Mi sono letto tutto il tuo racconto e mi è piaciuto, ti faccio i miei complimenti! 0509_up.gif 0509_up.gif
Mi spiace che il mio messaggio "laconico" ti abbia dato l'impressione di sentirti snobbato, non era assolutamente intenzione....
 
6947719
6947719 Inviato: 11 Feb 2009 9:41
 

Ho letto tutto!
Non ci sono parole che possano spiegare la stima ed il rispetto per questa tua piccola ma grande impresa.
Senza nulla togliere all'avventura in se, il tuo dettagliatissimo racconto - una sorta di vademecum per chiunque voglia intraprendere un viaggio in solitaria di così tanta difficoltà - è il giusto compimento alla completa realizzazione del tuo sogno!
Una domanda: ma come mai, nonostante le condizioni climatiche avverse, la pioggia, la neve, il fango e la terra, la tua moto.....è sempre lucida e splendente??? icon_eek.gif
A presto. Un abbraccio.
E ricordati.....magna che te se fredda!!! icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif
 
6949258
6949258 Inviato: 11 Feb 2009 14:20
 

bluetiger ha scritto:
Mi sono letto tutto il tuo racconto e mi è piaciuto, ti faccio i miei complimenti! 0509_up.gif 0509_up.gif
Mi spiace che il mio messaggio "laconico" ti abbia dato l'impressione di sentirti snobbato, non era assolutamente intenzione....

Lo so benissimo, l'ho capito subito ed a mente più fredda è ancora più chiaro. E' successo e basta, sicuramente non è stato intenzionale, mentre si viaggia spesso la concentrazione alla guida, soprattutto nelle condizioni che tutti noi abbiamo dovuto affrontare, fa quasi annullare anche le più elementari esigenze (tanto per dirla tutta ad esempio spesso mi sono fermato per le esigenze fisiologiche solo quando mi rendevo improvvisamente conto di essere "pieno fino all'orlo..." oppure quando dovendo telefonare ai miei non l'ho fatto tempestivamente ma sempre ad ore inconsuete) quindi nessun problema, nè tantomeno rancore, non mancheranno le occasioni per rifarci 0510_five.gif
 
6949941
6949941 Inviato: 11 Feb 2009 15:19
 

Bombernet ha scritto:
Ho letto tutto!
Non ci sono parole che possano spiegare la stima ed il rispetto per questa tua piccola ma grande impresa.
Senza nulla togliere all'avventura in se, il tuo dettagliatissimo racconto - una sorta di vademecum per chiunque voglia intraprendere un viaggio in solitaria di così tanta difficoltà - è il giusto compimento alla completa realizzazione del tuo sogno!


Grassie, grassie... icon_mrgreen.gif

Bombernet ha scritto:

Una domanda: ma come mai, nonostante le condizioni climatiche avverse, la pioggia, la neve, il fango e la terra, la tua moto.....è sempre lucida e splendente??? icon_eek.gif
A presto. Un abbraccio.


icon_rolleyes.gif Azz...! mi tocca rivelare un segretuccio... a parte il lavaggio gratuito icon_asd.gif dell'ultimo giorno (ricordo quasi 500 Km sotto la pioggia...) che l'ha riportata a condizioni umane, prima di partire l'avevo lavata, lucidata tutta con dell'ottimo polish abilmente (poi neanche tanto) sottratto ai miei amici in officina (mi dicevano, guarda che costa 50 € al flacone...) e poi anche spruzzata di spray siliconico e WD40 che non hanno fatto attaccare molto lo sporco, e la patina, anche se in foto non si vede quasi, sulle carenature c'è (anche se minima). Se poi guardi le foto fatte davanti al box al rientro (soprattutto quella in cui ho ancora il casco) noterai che la parte anteriore interna (zona radiatore e limitrofe) è monocolore e non ti dico quello che c'era attaccato sotto nella zona posteriore (forcellone e attacco del mono...).

Comunque, a parte tutto, ahimé (ebbene si, mi hai scoperto) la vera verità è che molte volte (forse troppe) mi capita di essere come certe mogliettine: con lo straccetto in mano... icon_eek.gif icon_eek.gif icon_eek.gif icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif
Non posso che dirmi... Alessio! 0509_vergognati.gif


Bombernet ha scritto:

E ricordati.....magna che te se fredda!!! icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif


icon_rolleyes.gif icon_rolleyes.gif 0510_grattacapo.gif che guaio, il bello è che mi sentivo un ragazzino di cinque anni, alla frase rispondevo "sì, sì..." poi riattaccavo e giù a mitraglietta... (credo che alla fine mi abbiano odiato e che siano stati contenti di sbarazzarsi di me... icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif )


0510_five.gif
 
6950637
6950637 Inviato: 11 Feb 2009 16:34
 

frozenfrog ha scritto:
Bombernet ha scritto:

Una domanda: ma come mai, nonostante le condizioni climatiche avverse, la pioggia, la neve, il fango e la terra, la tua moto.....è sempre lucida e splendente??? icon_eek.gif
A presto. Un abbraccio.


icon_rolleyes.gif Azz...! mi tocca rivelare un segretuccio... a parte il lavaggio gratuito icon_asd.gif dell'ultimo giorno (ricordo quasi 500 Km sotto la pioggia...) che l'ha riportata a condizioni umane, prima di partire l'avevo lavata, lucidata tutta con dell'ottimo polish abilmente (poi neanche tanto) sottratto ai miei amici in officina (mi dicevano, guarda che costa 50 € al flacone...) e poi anche spruzzata di spray siliconico e WD40 che non hanno fatto attaccare molto lo sporco, e la patina, anche se in foto non si vede quasi, sulle carenature c'è (anche se minima). Se poi guardi le foto fatte davanti al box al rientro (soprattutto quella in cui ho ancora il casco) noterai che la parte anteriore interna (zona radiatore e limitrofe) è monocolore e non ti dico quello che c'era attaccato sotto nella zona posteriore (forcellone e attacco del mono...).

Anche io sono un patito della cura e della pulizia maniacale della mia moto!!!
Ogni 2 o 3 uscite (circa 1000 km insomma) effettuo un super lavaggio, sgrassaggio, ingrassaggio e lucidatura di tutto ciò che è possibile sulla mia Fazer!!!
La prossima volta - oltre che un bel giro e una bella magnata - dedichiamo un pomeriggio insieme a tutto ciò, per carpire trucchi e segreti.
icon_asd.gif icon_asd.gif icon_asd.gif
 
6958092
6958092 Inviato: 12 Feb 2009 16:32
 

con il 636!!! icon_eek.gif icon_mrgreen.gif icon_mrgreen.gif


MITICO!!! 0509_up.gif 0509_doppio_ok.gif 0509_doppio_ok.gif 0509_doppio_ok.gif
 
6962337
6962337 Inviato: 13 Feb 2009 1:33
 

0509_up.gif

complimenti.
 
6963391
6963391 Inviato: 13 Feb 2009 11:15
Oggetto: Re: 53° Elefantentreffen 2009 - Il "MIO" Elefantentreffen
 

frozenfrog ha scritto:
Eccoci qua.
Ce n'è voluto per riordinare le idee.

Prima di cominciare, una nota visto che mi conosco bene: so di sembrare prolisso ma questo è il resoconto completo della mia esperienza. Io non riesco ad essere succinto e limitarmi a dire "bello, meraviglioso... bla bla" e mettere quattro foto e stop. Questo deriva dal fatto che per me il punto focale non è quasi mai necessariamente la mèta, bensì il viaggio che mi conduce ad essa, con tutto ciò che è ad esso legato: i paesaggi, le persone, le situazioni...


Quoto e straquoto 0509_up.gif 0509_up.gif
 
6963691
6963691 Inviato: 13 Feb 2009 12:07
 

ci tengo ad aggiungere i miei umilissimi complimenti al tuo coraggio (una solitaria in quelle condizioni non è "rassicurante"), alla tua capacità, alle tue qualità di "scrittore" e di fotografo. Ti ringrazio di cuore: col tuo report mi hai fatto "vivere" virtualmente un'esperienza che sogno da tempo e che mi auguro tanto di poter realizzare! Grazie ancora e complimentoni! doppio_lamp_naked.gif
 
6972299
6972299 Inviato: 14 Feb 2009 19:42
 

complimenti report dettagliato (cavoli c0ho messo una vita a leggerlo icon_asd.gif ) ma alla fine paicevole e scritto bene 0509_up.gif

complimenti per l'impresa, con un 636 non è facile, un giorno se prenderai un bmw o similari secondo me ti addormenti in moto vista la comodità in più che offrirebbero icon_asd.gif
 
6973310
6973310 Inviato: 15 Feb 2009 0:02
 

Letto tutto d'un fiato...

Bravo, anzi bravissimo, soprattutto per la forza d'animo ed il carattere che hai dimostrato.. eusa_clap.gif eusa_clap.gif 0510_inchino.gif 0510_inchino.gif

Sei un grande motociclista! 0509_up.gif
 
7003475
7003475 Inviato: 18 Feb 2009 21:53
 

bellissimo..complimenti!
 
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