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[2008~17-set/1-ott] Moto-tour della Sicilia
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2504916 Inviato: 18 Set 2007 14:55
Oggetto: [2008~17-set/1-ott] Moto-tour della Sicilia
 

Lunedì 17 settembre - Modena-Genova (24km + 242km)

Ore 16:30 si parte.

Caricata la moto, indossati caschi, imbocchiamo l’autostrada in direzione Parma per dirigerci verso Genova, dove ci aspetta la nave per Palermo.



La giornata è calda e umida, il cielo è coperto: la sensazione che si prova è che l’aria sia appiccicosa; sotto la giacca di pelle, l’impressione è che il corpo sia un po’ sudaticcio, dentro il casco, sembra che manchi l’aria. Nonostante io indossi uno SHOEI e Cristina un ARAI-RX Corsari, sembra che l’aria non sia sufficiente…

Accelerando, l’aria comincia a raffreddare un po’ la sensazione di calore, anche se l’afa è opprimente; finalmente ci avviciniamo allo svincolo della Parma/La Spezia (A15) e cominciamo a salire, lentamente, fino a cominciare a sentire che l’aria comincia a rinfrescare un po’.

Non sono un amante delle autostrade, ma mi piace quella della Cisa: dopo il primo tratto, piatto, si comincia a salire con curvoni lunghi che mi permettono di dare sfogo alla potenza della ZZR1400, di piegare fluidamente accelerando ben oltre quello che si dovrebbe…dando sfogo a quei cavalli che il motore della mia Kawasaki può erogare…

Dop circa 45 minuti di autostrada, ci avviciniamo allo svincolo di Borgotaro: visto che siamo in anticipo, decidiamo di salire al Passo di Cento Croci, anche se appare quasi oscurato da nubi. Usciti dall’autostrada, cominciamo a salire lungo la SP523R in direzione di Borgo Val di Taro: la fondovalle sale, incrociandosi continuamente col percorso sinuoso del fiume che scorre sotto. Il fondo stradale è ben asfaltato e la strada comincia a salire, senza particolari dislivelli o curve; appena dopo Borgo, la strada comincia ad inerpicarsi, con pendenze improvvise e qualche tornante: peccato per il fondo stradale, parzialmente disconnesso per una frana.

Saliamo tranquilli: la moto è carica. Borse rigide laterali GIVI V35, bauletto KAPPA K52 con borsa morbida da sella GIVI da 30lt montata sopra, borsa da serbatoio. Le gomme che monta la moto sono quello originali, le Bridgestone BT014, non mi danno molta fiducia e con il peso e l’inerzia è meglio andarci piano.

Ad ogni curva cieca a destra, mi accorgo di stringere molto in uscita; a volte “stacco” talmente, che un paio di volte mi ritrovo a “buttare dentro” la prima provocando una scodata della moto… d’altra parte mi rendo conto di avere un po’ paura… esattamente un mese fa ho “provato” ad entrare in una roulotte, senza aprire la porta… con la moto…
Non ho bisogno pensarci: quando distendo il braccio sinistro, sento il dolore all’interno del bicipite, ancora livido…se piego troppo a sinistra la costola rotta si fa ancora riconoscere …

Arriviamo al Passo di Cento Croci, con i suoi 1055 metri, l’aria adesso è frizzante, quasi fresca: il passo, di per sé, è un po’ deludente, siamo passati in Liguria. Niente chalet, stile Raticosa; la strada si restringe e si infila in boschi o prati che ricordano i paesaggi alpini: curva dopo curva, si scende velocemente a valle, insinuandosi in una sequenza di tornanti, che ci portano velocemente a Varese Ligure, per poi risalire e scollinare, in direzione di Casarza Ligure, passando attraverso una strada che sembra più un vicolo di paese che una via di comunicazione che mette in connessione un passo appenninico col mare.





Imbocchiamo l’A12 a Setri Levante; sono le 18:30 e siamo paurosamente in anticipo, per cui, visto che le gambe cominciano a indolenzirsi, decidiamo di fermarci al primo autogrill, che finalmente appare dopo una trentina di chilometri: Rupanego. Niente di speciale, forse un po’ deprimente, ma almeno i bagni sono puliti.

Il cielo è decisamente velato, ed il paesaggio a fianco dell’autostrada sembra quasi lunare… non facciamo in tempo a rientrare in autostrada che siamo a Genova, sfiorando quasi i palazzi: se rallentassimo, potremmo parlare con le persone attraverso le finestre delle loro case…

Arriviamo al porto: utilizzeremo un traghetto della GNV. Abbiamo prenotato via internet: ci presentiamo con la stampa del biglietto che ci hanno mandato via mail e velocemente ci forniscono i biglietti, un adesivo con scritto Palermo e ci danno le indicazioni per giungere al molo 5 dove ci aspetta la nave “La Suprema”. Efficaci, precisi, organizzati e, tutto sommato, gentili.

Neanche mezzora e ci fanno entrare nel ventre della nave, assieme ad una decina di altri motociclisti e dopo poco siamo in cabina, sotto la doccia, per toglierci di dosso la stanchezza…

Duecentosessantasei (266) chilometri, di cui una ventina a Modena per preparare il viaggio, poco meno di due ore e mezza e siamo sulla nave che ci trasporterà a Palermo in 20 ore. Ceniamo nel ristorante alla carta, menù limitato, discreta qualità: pesce spada alla griglia per due, soufflè di cioccolato e semifreddo di torroncino; il servizio non è il massimo, ma non è male. Forse un po’ caro, tutto sommato.

Alle 22 precise, come da orario previsto, la nave salpa e ci prepariamo alla traversata.

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 17 Ago 2008 17:05, modificato 6 volte in totale
 
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2506871 Inviato: 18 Set 2007 18:07
 

allora ti aspetto!!

hai un mp!!

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2506926 Inviato: 18 Set 2007 18:13
 

grande frankie-zzr1400

vai e dagliene anche per noi in sicilia!!!!
 
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2507153 Inviato: 18 Set 2007 18:34
 

uh uh
bella li frank

questo lo tengo sotto controllo icon_wink.gif
 
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2526808 Inviato: 20 Set 2007 22:19
 

Martedì 18 settembre – Genova/Palermo (via mare) ~ Palermo/Castellammare del Golfo (Contrada Fraginesi) (75km)

Giornata trascorsa in mare: la mattina il mare è leggermente mosso, il cielo è coperto ed invita a rimanere a “polleggiare” a letto. La giornata trascorre in attesa dell’arrivo a Palermo, senza grandi variazioni.



La nave (La Supema) è moderna (varata nel 2003), curata nei particolari e con molti servizi che, però, non sono messi a disposizione dei passeggeri: le piscine idromassaggio sono chiuse, ci sono pochi lettini a disposizione dei passeggeri per prendere il sole e tanti altri piccoli segni di scarsa attenzione verso i passeggeri. Il personale, per quanto educato, è poco disponibile ed il servizio, generalmente è scadente rispetto a ciò che ci si può attendere da una nave di questo livello.



Alle 18, con una puntualità ammirevole attracchiamo al porto di Palermo; le operazioni di sbarco si svolgono con una precisione teutonica ed in solo mezzora, nonostante la nostra moto sia parcheggiata ad un ponte inferiore (ponte B) e si debbano svuotare due ponti sopra di noi prima di poter uscire, siamo sul piazzale del porto pronti a partire.

Ci infiliamo nel traffico di Palermo: la prima impressione è quella del caos assoluto! Macchine o moto parcheggiate in terza fila, che costringono a continue deviazioni; siamo in un orario critico e il traffico è notevole. Devi avere gli occhi dietro la testa, per evitare di entrare in contatto con qualcuno, in particolare moto e motorini che, apparentemente noncuranti degli altri, si infilano dovunque! Pensavo di aver visto il peggio a Bologna, ma al peggio non c’è mai limite…molti conducenti o passeggeri, in motorino, non hanno il casco o portano delle scodelle semplicemente appoggiate in testa; ci sono auto che emettono nuvole di fumo nero, dall’odore acre, che toglie il fiato: mi chiedo, fra me e me, se a Palermo venissero utilizzati dai vigili, i criteri che usano a Modena quante macchine o motorini girerebbero per strada… La nostra moto, con i bauletti laterali, è ingombrante e non mi fido ad infilarmi in qualche slalom tipico di noi motociclisti: anzi, infilati nei nostri pantaloni e giacche di pelle, sembriamo probabilmente un po’ ridicoli! Forse è per questo, o per una gentilezza innata, che spesso ci fanno passare; è un contrasto interessante notare come da un lato la gente si butti in strada quasi ignorando gli altri (dagli autobus ai pedoni, non c’è differenza) e, allo stesso tempo, sia gentile e ti faccia passare.

Dopo una mezz’oretta riusciamo in qualche modo ad uscire dal centro di Palermo ed a imboccare la A29: una piccola impresa, considerando che le indicazioni stradali sembrano un’opzione sconosciuta o che molti sono posti direttamente nell’incrocio, costringendoti a pericolosi rallentamenti o cambi di direzione che, dalle nostre parti, verrebbero mandati a quel paese ma che invece sembrano essere accolti bonariamente dai palermitani.

Mentre cominciamo ad allontanarci da Palermo, osserviamo lo splendido litorale dell’Isola delle Femmine e del Golfi di Carini, godendoci il calo di temperatura e di traffico: siamo all’imbrunire e i colori del crepuscolo conferiscono un’atmosfera particolare a ciò che ci circonda; mentre cominciamo a salire, all’altezza di Terrasini, l’autostrada abbraccia il fianco del Pizzo Montanello, una montagna di un migliaio di metri, e, contemporaneamente, il mare si invagina al nostro fianco nel golfo di Castellamare. Il colore grigioverde che assume il fianco della montagna contrasta col colore del mare che riflette il sole che tramonta, mentre le luci delle case, che cominciano ad accendersi, punteggiano i fianchi delle montagne conferendo al tutto un’atmosfera quasi irreale.

Proseguiamo lungo l’autostrada abbastanza allegri fino all’altezza di Alcamo dove alcune raffiche di vento piuttosto forti (comunque segnalate da cartelli stradali) ci spostano letteralmente di mezzo metro, consigliandoci di rallentare; poco dopo troviamo l’uscita di Castellamare ed imbocchiamo la SS187, in direzione Trapani, per raggiungere l’albergo che abbiamo scelto, nelle vicinanze di Scopello, in località Fraginesi: il Sataru Resort (http://www.sataru.it/home.html), che abbiamo trovato tramite il sito Bikershotel.it. Sono le 19:45.

La prima impressione è estremamente positiva: i due proprietari, ci accolgono molto gentilmente, facendoci parcheggiare la moto all’interno: il complesso è piccolo (10 camere) e molto curato, immerso nella vegetazione e nella tranquillità, decentrato rispetto al rumore ed al caos che abbiamo appena attraversato. Una vecchia casa padronale, ristrutturata rispettando il tipico stile siciliano, con pavimenti lastricati in pietra, pareti decorate con piastrelle e ceramiche fatte a mano; le dieci camere, indipendenti, si affacciano sul cortile in pietra, dove sono piantati alcuni ulivi. Lo stile è “finto povero”: i particolari sono molto curati, attraverso il recupero di materiali tipici quali la maiolica, la ceramica fatta a mano, il legno, la pietra; la sensazione è estremamente positiva, di ordine, pulizia, di attenzione e cura dei particolari. Si percepisce come chi ha curato questo “piccolo paradiso” (per citare un’auto definizione, presa dalla presentazione del resort) ci metta il cuore e non solo il business. Considerando che spenderemo 30 euro a testa (colazione inclusa) mi sembra di essere in un altro mondo, rispetto a quanto, spesso, troviamo dalle nostre parti.

La cena è servita sulla terrazza, sotto una palma centenaria: ambiente sobrio, semplice, ma, proprio per questo, dotato di una propria eleganza; due menù: uno a base di pesce ed uno di carne. Semplici ma molto curati, dalla composizione del piatto al mix di sapori; non prendiamo vino, ma noto che gli altri ospiti richiedono differenti vini, mostrando una discreta varietà e disponibilità della cantina. Il menù completo (antipasto, primo di pasta e piatto principale con contorno) costa 30 euro per il pesce, 25 se di carne. Scegliamo antipasto di pesce (crostini) e orata: ottima scelta.

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 13 Ott 2007 16:11, modificato 1 volta in totale
 
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2526815 Inviato: 20 Set 2007 22:20
 

Mercoledì 19 settembre - Castellammare del Golfo (Contrada Fraginesi) – Alcamo - Segesta – Calatafimi – Trapani – Erice – Vellerice – Castellammare del Golfo (Contrada Fraginesi) (205 km)

L’impressione dell’arrivo, viene confermata dalle luci del giorno: il titolare (motociclista) vista la nostra moto si ferma a parlare con noi di percorsi e posti o ristoranti dove possiamo andare, con grandissima disponibilità. La colazione si consuma sulla terrazza; la semplicità denota comunque una notevole attenzioni ai particolari: biscotti fatti in casa e torte, marmellate e crema al limone, frutta fresca e spremute mostrano l’aria “famigliare” di questo resort, accentuata dalla presenza dei due figli piccoli dei proprietari, che insonnoliti fanno colazione ad un tavolo, mostrando l’intero repertorio di comportamenti buffi che due bambini di 2/3 anni, lasciati a far colazione da soli, possono combinare.



Il cielo è nuvoloso, minaccia pioggia. Decidiamo di fare un giro nei dintorni: vista la temperatura un po’ più fresca l’idea è quella di dirigerci verso Segesta: sono le 10:30. Innanzitutto scendiamo a Castellammare per vedere la città ed alla fine ci passiamo semplicemente attraverso in moto, fino a scendere al porto, dove alcuni pescherecci stanno scaricando il pesce fresco.



Il porto è un mix di costruzioni ristrutturate modernamente ed edifici fatiscenti. Risaliamo in moto e ci dirigiamo ad Alcamo, risalendo dalla Marina: la strada è dissestata e la città è un vero caos; dopo aver peregrinato attraverso gli stretti vicoli, giungiamo alla piazza dove svetta il Castello dei Conti di Modica, per poi uscire dalla cittadina e imboccare la SS113 in direzione di Trapani.

Nonostante l’asfalto non sia dei migliori, la strada è piacevole, in un’alternanza di curve che ci conducono attraverso uliveti e colline coltivate a vite, alternate a zone boschive o zone dove il fuoco ha lasciato la sua traccia. Dopo alcuni chilometri deviamo dalla SS113 verso le rovine archeologiche di Segesta: la strada sale con un andamento sinuoso, fino ad una curva dove ci appare il tempio di Segesta: decidiamo di andare a visitare il parco archeologico. Le nuvole si sono ormai diradate ed il sole comincia a “picchiare”, nonostante sia circa mezzogiorno, saliamo all’acropoli e al teatro, dopo aver visto il tempio un esempio di stile dorico del V secolo a.C.: il tempio merita sicuramente una visita, così come il teatro dell’acropoli è degno dell’ascensione. Ripartiamo verso le 14:30.





Ritorniamo sulla SS113 e ci dirigiamo a Calatafimi (Kalat-al-Fimi: il Castello di Eufemio): lasciata la moto, ascendiamo ai ruderi del castello, godendoci lo splendido panorama dei vigneti che si stendono sulle dorsali dei monti San Vito e Castello.



All'uscita da Calatafini notiamo un tipico esempio di catello stradale siciliano, nella sua incredibile chiarezza...



Proseguiamo in direzione di Trapani fino a deviare verso Paceco e Marausa, per poi risalire lungo la SP21 verso le Saline: girovaghiamo, sbagliando la strada almeno una decina di volte, fino giungere al Museo del Sale, al centro della Riserva Naturale Saline di Trapani. Sono ormai le 17 ed il sole comincia a calare, conferendo un aspetto particolare agli specchi d’acqua dove gli aironi si fermano a riposare. Riusciamo a entrare nella salina propriamente detta, camminando lungo i sottili camminamenti che dividono le “caure” (vasche che ricevono l’acqua dalle “ruffiane”, dove il sale assume una colorazione rossastra) e le “caseddri” (vasche dove si formano gli strati di sale).



Dopo un’oretta cominciamo ad attraversare Trapani in direzione della costa nord, dove imbocchiamo la SP31 che ci porta verso Erice.

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La strada sale vertiginosamente, con panorami mozzafiato, curva dopo curva: il fondo stradale invita a seguire le curve che portano rapidamente dal livello del mare fino a oltre 700 metri di altitudine; visto l’orario non entriamo ad Erice ma ci lanciamo in una picchiata che attraverso una serie di tornanti mozzafiato ci porta nuovamente verso il mare, in direzione di Valderice. Sono ormai le 19, il crepuscolo comincia ad incombere e rinfresca, per cui ci buttiamo sulla SS187, cercando di anticipare il buio, viaggiando veloci, curva dopo curva, lungo una strada pressoché deserta, verso il Sataru Resort, dove arriviamo alle 19:30.

La cena presso i resort, riconferma la qualità del cibo: antipasto, primo di pasta e secondo a base di pesce spada confermano l’ottimo livello della cucina. Il giudizio non può che essere positivo per questa struttura, anche per la disponibilità dei proprietari Alessandra ed Antony; non solo, a nostro avviso, merita pienamente le tre stelle con cui è classificato, ma, per chi ama un’atmosfera informale, deve essere considerato una scelta prioritaria.

Considerazione: se ogni tanto ci fossero un po’ di indicazioni, si diventerebbe meno matti a girare, in Sicilia. A proposito di circolazione stradale: più della metà delle persone in mot/motorino non usa il casco. Più di due terzi degli automobilisti è senza cintura di sicurezza e, spesso, al telefono…

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 13 Ott 2007 16:13, modificato 11 volte in totale
 
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2527094 Inviato: 20 Set 2007 23:41
 

Giovedì 20 settembre - Castellammare del Golfo (Contrada Fraginesi) – Riserva dello Zingaro (ingresso Sud) – Scopello – Balata di Baida – S. Vito Lo Capo (75 km)

Prepariamo i bagagli, carichiamo la moto e ci congediamo dal Resort Sataru, sono le 10:30; scendiamo verso il mare in direzione di Scopello: appena arrivati sulla costa ci si para davanti la vista dei Faraglioni.



Proseguiamo in direzione della Riserva dello Zingaro, fermandoci a visitare una caletta sulla strada, dove ci fermiamo per circa un’oretta; giunti all’ingresso della riserva decidiamo di non entrare, ricordandoci del consiglio che ci è stato dato di visitarla entrando da nord, per cui ci dirigiamo alla cittadina di Scopello: il “baglio”, una piazzetta cintata (tipo chiostro) con un eucalipto centenario al centro ed una piccola piazza caratteristica, dove ci fermiamo a prendere un caffè, seduti ad uno degli innumerevoli bar, sono circa le 12.






Ripartiti verso mezzogiorno, imbocchiamo una stradina con le indicazioni per il Castello di Baida, in direzione del Monte Sparagio: dopo alcuni chilometri arriviamo ad un muro circondato da ruderi su cui troneggia il cartello “Castello di Baida”; di fronte ci sono le indicazioni per S. Vito lo Capo, ma la strada è chiusa per le frane, per cui decidiamo proseguire un po’ alla cieca, sperando che la strada ci porti verso la nostra destinazione. Fortunatamente sbuchiamo sulla SS187, all’altezza di Balata di Baida: notiamo, nel centro del paesino, il cartello “Castello di Ince”, ma al primo incrocio scompare ogni indicazione, per cui ci immettiamo sulla strada statale in direzione di Trapani. Poco prima dello svincolo per S. Vito, notiamo delle cave di marmo, che sembra caratterizzino la zona di Custonaci, importante paese sulla strada per S. Vito: questa scorre in una vallata che ricorda le valli moreniche, molto particolare e caratteristica.



Fra Castelluzzo e Macari appare il mare, che ci accompagna fino a S. Vito, dove ci aspetta l’Hotel Vecchio Mulino (Hotelvecchio-mulino.com), un piccolo hotel due stelle, pulito e decoroso, che abbiamo trovato tramite la guida di Due Ruote (Atlante del Motociclista). L’accoglienza è buona, appena vedono il nostro abbigliamento da motociclisti, ci fanno parcheggiare la moto in un cortile interno: la stanza è ben ordinata, ampia e i gestori si dimostrano molto educati e disponibili.



Sono ormai le 14, per cui, spacchettati i bagagli, cominciamo a girare per il paese, che si rivela un tipico paesino turistico, simile a tanti altri: ovviamente, a parte i ristoranti, non c’è niente di aperto; fervono i preparativi per il ”festival del cous cous” che inizierà la prossima settimana. Ci fermiamo a prendere un gelato (merita, molto buono) in una bottega artigianale di fronte alla Chiesa di S. Vito (che visitiamo poco dopo) e abbiamo anche l’occasione di assistere alla processione di un funerale accompagnato dalla banda municipale.



S. Vito Lo Capo – Riserva dello Zingaro (ingresso Nord) – S. Vito Lo Capo (35 km)

Alle 15:30 prendiamo la moto e ci dirigiamo all’ingresso nord della Riserva dello Zingaro, a circa 10/15 chilometri da S. Vito; parcheggiata la moto, ci addentriamo per i sentieri della riserva, in direzione del Museo della Civiltà Contadina e della Grotta dell’Uzzo (interessante), dove giungiamo dopo circa una quarantina di minuti, proseguiamo ancora in direzione sud per poi, verso le 17 decidere di ritornare attraverso il sentiero che costeggia il mare, passando attraverso la Cala dell’Uzzo, il Museo delle Attività Marinare e la Cala Tonnarella dell’Uzzo. Alle 18, un po’ stanchi, risaliamo in moto e ritorniamo a S. Vito, fermandoci lungo la strada a cercare di visitare la Tonnara (impossibile avvicinarsi e circondata da una discarica a cielo aperto!).


Doccia e passeggiata verso un ristorante consigliatoci dall’albergatore: l’Agorà (Link a pagina di Ristoranteagora.it), caratterizzato dal pesce fresco; il locale è semplice, senza tanti fronzoli ed il menù presenta una discreta varietà. Scegliamo un riso alla marinara, tagliolini alle uova di tonno ed una fetta di pesce spada alle erbe: acqua, vino, sorbetto caffè, ce la caviamo con 45 euro, ma soprattutto con la sensazione di aver mangiato del pesce fresco e ben cucinato.




Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 13 Ott 2007 16:00, modificato 15 volte in totale
 
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2539000 Inviato: 22 Set 2007 19:33
 

Venerdì 21 settembre - S. Vito Lo Capo – Riserva dello Zingaro (ingresso Nord) – S. Vito Lo Capo (35 km)

Giornata dedicata all’abbronzatura: una zavorra felice è una buona zavorra… Alle 9:30 siamo già in moto, in direzione Riserva dello Zingaro, dopo un’abbondante colazione (buona varietà di dolce e salato, considerando che è un albergo due stelle). Il cielo è terso e l’aria è frizzante: ci dirigiamo verso la riserva, lungo la strada che dal paese sale verso Punta Solano (532m. s.l.m.) attraverso un susseguirsi di curve, con pendenza anche del 10%; una volta scollinato, la strada scende in direzione Torre dell’Impiso con una picchiata. Il primo tornante è impressionante: la strada sembra sparire improvvisamente nel blu cobalto del mare, mentre il cielo terso, senza una nuvola, assume una colorazione azzurro carta da zucchero; attraverso altri tre tornati si scende nuovamente a poche decine di metri sul livello del mare, fino all’ingresso nord della Riserva.

Parcheggiamo e ci dirigiamo a piedi verso una caletta isolata, che abbiamo notato il giorno prima, presso Cala dell’Uzzo: dopo una 30 di minuti prendiamo possesso “militarmente” del nostro territorio, occupando lo spazio di pochi metri quadrati, tra due gruppi di scogli, con il nostro accesso verde smeraldo/celeste ceruleo al mare. La spiaggetta è costituita da ciottoli levigati di colore bianco; sono le 10:15 e ci aspetta una full immersion di sole.





Mentre Chicca mette in atto il piano “rosolatura”, il sottoscritto (come qualunque essere maschile non dedito ai campionati di abbronzatura), non potendo costruire castelli di sabbia o modificare l’ororgrafia della spiaggia, alle 15 decide di esplorare almeno una parte della Riserva dello Zingaro, visto anche il colore arancio aragosta che comincia ad assumere.

Continuando sui saliscendi, a circa 50 metri sul livello del mare, in una quarantina di minuti raggiungo Punta Leone, passando sopra Cala Marinella, Cala Beretta, Cala della Disa, oltre Punta Zingaro, per un totale di 2,5 km; ritorno nella nostra spiaggetta ed alle 15:30 ci avviamo alla moto, che raggiungiamo dopo una mezz’oretta (altri 1,5 km). All’uscita ci concediamo il “pane cunzatu” (pane casereccio, olio, pomodori, acciughe e primo sale), prima di ritornare in albergo.



S. Vito Lo Capo – Erice – S. Vito Lo Capo (80 km)

Verso le 19, riposati e lavati, prendiamo la moto e tramite la SS187 raggiungiamo Erice, inerpicandoci da Valderice lungo la Strada Regionale Immacolatella Erice, che sale rapidamente, tornante dopo tornante, offrendoci una splendida vista della zona di Bonagia e della costa.



Dopo aver parcheggiato, entriamo in città attraverso Porta Trapani, salendo attraverso le stradine lastricate e i palazzi e le chiese medioevale che rendono questa città meritevole di una visita.



Ceniamo al Ristorante “La Pentolaccia” (http://www.ristorantelapentolaccia.it/); antipasto, due primi di pesce, due dolci, acqua: 41 euro. Carino, si mangia bene, buon servizio.

Quando usciamo, la temperatura si è abbassata di svariati gradi e fischia un vento gelido che entra nelle ossa: continuiamo a girare alcune stradine, diamo un’occhiata veloce al castello e, raggelati, ci precipitiamo a valle lungo la stessa strada che abbiamo percorso all’andata, quasi congelati nonostante le giacche di pelle, per rientrare in albergo.

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 14 Ott 2007 9:21, modificato 3 volte in totale
 
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2539645 Inviato: 22 Set 2007 22:22
 

Sabato 22 settembre - S. Vito Lo Capo – Custonaci – Bonagia – Trapani – Mozia – Marsala – Mazara del Vallo – Campobello di Mazara – Selinunte (164 km)

Alle 10:30 lasciamo S. Vito in direzione Selinunte; giunti a Custonaci imbocchiamo la SP18 con l’intenzione di seguire la costa fino a Trapani. Mentre ci dirigiamo verso la costa, notiamo le indicazioni per la “Grotta di Scurati” (Grotta Mangiapane) e decidiamo di andare a dare un’occhiata: la grotta contiene un minuscolo borgo, che durante l’estate viene “abitato” da figuranti che ricostruiscono la realtà sicula all’inizio del ‘900.



Proseguiamo incontrando Bonaria, Pizzolungo fino al lungomare di Trapani che ci accompagna fino al porto; riusciamo a evitare il caos cittadino e ci proiettiamo in direzione Marsala lungo la SP21.

Dopo Birgi notiamo le indicazioni per Mozia e per l’Isola Lunga della Stagnone; sono circa le 13 quando ci imbarchiamo per l’isola di Motya (Mozia, sull’isola di Sa Pantaleo), un antico insediamento fenicio-punico, passando attraverso le saline.



La visita si rivela interessante, sia per il piccolo museo, creato da G. Whitaker (un industriale inglese del secolo scorso) e per alcuni pregevoli ruderi, ben conservati. Bisogna dire che il sito denota trascuratezza, con disinteresse del personale, zone archeologiche dove le protezioni sono crollate e poche (se non nulle) tabelle esplicative. Alcuni “presunti archeologi” sono impegnati a identificare reperti per poi ricoprire nuovamente i ruderi (?): oltre all’atteggiamento snob nei confronti di noi comuni mortali, mostrano chiaramente di considerare i turisti solamente dei fastidiosi “incidenti”… Nonostante la loro presenza ed il disinteresse verso un servizio migliore, il sito vale sicuramente una visita.

Alle 16 riprendiamo la strada costiera, cercando di tagliare via il centro di Marsala, con l’idea di proseguire il nostro viaggio a pochi passi dal mare; giunti a Petrosino, lungo la SP84, con l’idea che la strada si ripresenti dopo uno sterrato, ci infiliamo in una strada bianca che costeggia il mare, accompagnata da viti. L’idea che fosse un piccolo tratto si trasforma presto nella consapevolezza che ci siamo infilati in un fuoristrada che per lo ZZR carico di bagagli, è sicuramente impegnativo, passando in mezzo a zone sabbiose, aree lacustri con aironi, vigneti: dopo circa 12 km ed un po’ di preoccupazione, sbuchiamo nell’estrema periferia nord di Mazara del Vallo. Impieghiamo circa tre quarti d’ora per passare una caotica Mazzara; vorremmo proseguire sulla costa, lungo la SP38, passando per Torretta Granitola e Tre Fontane, ma ci ritroviamo sulla SS115, che corre parallela all’autostrada, fino a Campobello di Mazara, dove imbocchiamo la SP56 in direzione di Marinella di Selinunte, dove giungiamo alle 18, prendendo alloggio all’Hotel Garzia. (http://www.hotelgarzia.com)

Sistemati i bagagli ci godiamo il tramonto passeggiando sulla spiaggia e godendoci un po' di relax dopo una tappa un po' dissestata...


Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 14 Ott 2007 15:57, modificato 2 volte in totale
 
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2561249 Inviato: 25 Set 2007 18:07
 

Domenica 23 settembre – Marinella di Selinunte
Dopo la solita abbondante colazione, ci dedichiamo alla visita delle rovine di Selinunte; alle 10 siamo già in cammino sulla collina ovest, per vedere la spanata dei templi: per quanto “restaurato” il tempio posto sulla collina richiama l’attenzione per la sua imponenza e bellezza; anche l’acropoli, con le mura, merita la nostra considerazione. La visita richiede alcune ore, per la vastità del sito e la temperatura della giornata.





Una caratteristica comune a tutti i siti che abbiamo visitato è la scarsità di informazioni, le tabelle illustrative illeggibili ed il totale disinteresse del personale che passa il suo tempo a leggere il giornale..

Marinella di Selinunte – Castelvetrano – Partanna – Montevago – S. Margherita di Belice – Sambuca di Sicilia – Chiusa Scalafani – Burgio - Villafranca Sicula – S.Anna – Sciacca – Menfi - Marina di Selinunte (185 km)

Dopo esserci ripresi e reidratati, decidiamo di fare un giretto per vedere l’interno della zona: alle 17 prendiamo la moto e cominciamo a salire verso Castelvetrano; con un po’ di difficoltà riusciamo a trovare la strada per Partanna (indicazioni sempre difficili da interpretare, quando sono presenti…). La strada SP4 si rivela essere una vera e propria discarica a cielo aperto, con i bordi della strada pieni di rifiuti, ammassati ai limiti degli uliveti o delle vigne. Partanna, invece si rivela essere una cittadina piacevole, anche se un’indicazione ci porta a cercare un anfiteatro che si rivela essere non un reperto culturale, ma un blocco di cemento moderno… Grazie alla disponibilità e gentilezza di un paio di passanti, riusciamo ad imboccare la Strada Statale Centro Occidentale Sicula in direzione di Santa Margherita del Belice. Nonostante il fondo stradale orribile, la strada è piacevole, con curve e tornanti che salgono e scendono in mezzo ad uliveti e vigneti che ci circondano; a Montevago e S. Margherita sono ancora visibili le rovine del terremoto.
Imbocchiamo la SP70 in direzione di Sambuca di Sicilia, lungo la quale, oltre a dover fronteggiare un pessimo asfalto, con fissurazioni e feci di percora, ci ritroviamo a incontrare greggi che invadono la carreggiata; un gruppo di cani ci assale, rendendoci un po’ difficoltoso il passaggio. Nonostante questo il paesaggio è bellissimo e merita la nostra visita. Giriamo alle pendici di Giuliana ed attraversiamo Chiusa Scalafani, mentre comincia ad imbrunire: avevo sottovalutato la distanza ed il fatto che le giornate si accorciano. Ci buttiamo verso San Carlo lungo la SP37 e poi scendiamo lungo la SP36 verso Ribera, per imboccare la SS115. Il progetto era diverso, ma ormai è buio e freddino, perciò vogliamo rientrare velocemente. Non c’è molto traffico e l’andatura diventa allegra, grazie ai curvoni lunghi della SS115, passiamo veloci Menfi e Sciacca: alle 20 entriamo in albergo.

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 14 Ott 2007 16:08, modificato 1 volta in totale
 
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2561304 Inviato: 25 Set 2007 18:14
 

Lunedì 24 settembre – Marinella di Selinunte – Sciacca (50 km)

Lasciamo l’albergo verso le 11 e cercando di seguire la costa, lungo la SP79, ci dirigiamo a Menfi, che attraversiamo, e a Sciacca, dove ariviamo verso le 12. Prendiamo alloggio al Grand Hotel delle Terme (http://www.grandhoteldelleterme.com/): ci viene data la Suite Minosse, che apprezziamo decisamente.

Lasciando la città rimaniamo colpiti da:




Sciacca – Agrigento – Sciacca (135 km)

Scaricati i bagagli, decidiamo di andare a visitare la Valle dei Templi: alle 13 imbocchiamo la SS115, dopo aver cercato inutilmente delle alternative. È una giornata molto ventosa ed i viadotti sono un incubo: ogni volta dobbiamo rallentare vistosamente, perché le folate di vento spostano la moto come fosse un fuscello. All’altezza di Ribera il paesaggio cambia: dopo giorni e giorni circondati da ulivi e viti, appaiono gli aranceti che circondano la strada. Arriviamo alla Valle dei Templi verso le 14: rimaniamo un po’ delusi. Ci aspettavamo qualcosa di trascendentale, ma dopo aver visitato Segesta e Selinunte, l’insieme ci sembra quasi “ordinario”, anche se decisamente meritevole di una visita. Anche il Museo è decisamente interessante, con reperti “importanti”, ben conservati, rappresentanti il periodo ellenico della Sicilia.



Alle 17:30 ripartiamo in direzione di Sciacca: fortunatamente il vento è quasi scomparso e, nonostante un paio di scrosci di pioggia, possiamo muoverci velocemente fino a Sciacca, dove arriviamo dopo una quarantina di minuti.

Ultima modifica di frankie-zzr1400 il 14 Ott 2007 16:23, modificato 3 volte in totale
 
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2571211 Inviato: 26 Set 2007 19:07
 

Martedì 25 settembre – Sciacca (40 km)

Pioggia per tutta la notte, con vento fortissimo. Mattina a polleggiare, cercando di vedere le previsioni del tempo, per poter organizzare le prossime tappe, visto il tempo inclemente. Alle 14 usciamo dall’albergo per guardarci intorno: per prima cosa scendiamo al porto, gironzoliamo per la città, cercandone gli angoli caratteristici ed insoliti, per poi dirigerci alla ricerca del “castello incantato”.

In realtà scopriamo che non è un vero castello, ma uno spazio immaginario riempito dalla mente di Filippo Bentivegna con migliaia di teste scolpite nella pietra, negli alberi, nelle grotte. Forse una delle più interessanti “scoperte” fatte in questo viaggio in Sicilia.

Il nostro gironzolare è spesso interrotto da scrosci di pioggia per cui decidiamo di approfittare della piscina termale di Sciacca, per rilassarci.

Alla sera andiamo a cena a “La Vecchia Conza”: possiamo affermare che sia il miglior ristorante che abbiamo frequentato qui in Sicilia, con ottimo pesce fresco e ad un prezzo interessantissimo. Vale la pena andarci, probabilmente merita un viaggio apposta (ovviamente non da Modena…).
 
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